Novoli, esterno notte. Piove. Fuori da un centro commerciale con multisala, due persone parlano del film appena visto: il discusso The Neon Demon, del regista danese Nicolas Winding Refn. Sopra di loro campeggia un’enorme insegna luminosa: Virgin Active. Una di queste persone è l’affermato programmatore di un festival di documentario di tendenza (che per comodità abbrevieremo con la sigla Pfdt), l’altra è una dipendente sempre dello stesso festival, in realtà una dipendente di un dipendente, in realtà una lavoratrice autonoma a partita Iva con regime forfetario agevolato che di quando in quando collabora con un dipendente dello stesso festival (e per sottolinearne la modestia, da ora in avanti sarà solamente d, scritto minuscolo), sicché le implicazioni gerarchiche si sprecano. 

d – Tu che sei più preparato, aiutami. Cosa abbiamo appena finito di vedere? La pubblicità di un profumo, solo lunghissima? Un video degli XX? La nuova campagna di Dolce e Gabbana? E perché ho il pericoloso sospetto di aver pagato otto euro e cinquanta per farlo?

Pfdt – Non essere così superficiale. Quello a cui hai appena assistito è arte, l’opera svuotata di significato fino a sublimare in pura estetica, l’immagine disgiunta dalla parola. È sperimentazione nella sua forma più consapevole. Avanguardia.

d – Ma dai, non è che esageri? Il fatto che ogni singolo viso inquadrato abbia la pelle saturata col photoshop e non ci sia un essere umano che pesi più di cinquanta chili non mi sembra abbastanza per gridare all’avanguardia. E poi guarda gli attori, sono tutti dei cani. Anche a voler credere che Refn fosse consapevole di quello che stava facendo, mi viene difficile immaginare che non sia stato capace di tirar su un casting come si deve.

Pfdt – Lo dici perché non sai cogliere i dettagli. Magari saranno tutti effettivamente dei cani, ma non ti viene in mente che faccia parte di un piano? Un film sul nulla, che parla di nulla, con attori che non valgono nulla. E poi facci caso, quando meno te lo aspetti cosa succede? Ti arriva in faccia Keanu Reeves. Bam! Classico attore dimenticato, gioie per cinefili navigati.

d – A parte che questa roba si faceva già negli anni Cinquanta, comunque forse l’unica vera trovata da cinefilo è che l’attrice coi capelli rossi sembra Kevin Bacon donna. In ogni caso, di film sul niente ce ne sono tanti, non so se mi piace questa storia delle grandi metafore sociali senza neanche scomodarsi a prendere una posizione.

Pfdt – E invece questa è la cosa più incredibile di tutta l’operazione. Basta con le sbrodolate moraliste alla Sorrentino, basta con le subculture tipo Harmony Korine che fa i film con le reginette Disney. Le ideologie sono finite. FINITE.

d – Non sto parlando di ideologie, ma di idee. Non pensi che sia importante che un artista abbia qualcosa da dire, a parte saper scegliere dei bei font?

Pfdt – Evidentemente se è stato a Cannes qualcosa da dire ce l’avrà, no? Magari non l’hai capito tu.

d – Ma su, Refn non se l’è mai cacato nessuno e a Cannes ci è finito nel 2011 solo perché avevano bisogno di un film di genere, forse l’unica cosa davvero bella che ha fatto, e che guarda caso non aveva manco sceneggiato lui. Poi lascia perdere che se lo sono tenuto per tutte le varie edizioni a seguire, le liste di Cannes sono come la mafia e quando ci entri esci solo da morto. Non c’è niente di male a essere bravo con le immagini ma non avere un cazzo da dire, pensa solo alla canzone italiana. Va tutto bene, prenditi uno bravo a scrivere e siamo a posto. Questa roba è solo un film brutto fatto benissimo.

Pfdt – Non è questione di brutto o bello, è che questo è il nuovo, LA NOVITÀ. Hai mai visto una cosa del genere?

d – Veramente sì.

Pfdt – E invece no.

d – …

Pfdt – E domani inizia Pitti.

d – …

Pfdt – Guarda, hanno installato dei faretti colorati sulla pavimentazione, dall’alto deve sembrare come un cielo stellato.