Idee - 37Se pensi di essere una persona a cui ho voluto/voglio bene, di sicuro ti avrò preparato un ramen (questa zuppa giapponese) e se non l’ho fatto ancora non è perché non ti voglio bene come credi, è solo perché l’amore ai tempi dei monolocali in centro non segue traiettorie continue.

Non ho cattivi ricordi dell’elemento “zuppa”, non è mai stato oggetto di ricatto poiché elemento totalmente estraneo alla cucina campana degli anni ’80 tanto da essere già da allora marchiato come esotico.

Alimento sconosciuto che si materializzava tra i miei pensieri con l’invidia per i miei compagni delle elementari che andavano in settimana bianca, la zuppa occupava quel delta che oscillava tra il castigo ed il comfort.

Il ramen, piatto giapponese decentrato per eccellenza secondo Roland Barthes, è invece una serenata che si compone di multiple fasi finalizzate ad ottenere un equilibrio contrastato. Azioni ed ingredienti che si compensano: sbrodolamenti, schizzi, risucchi, fili di pasta aggrovigliati, uova sode dal tuorlo lacrimante ad affiancare carne tremula ed esalante di bollenti spiriti su onde di alghe.

La composizione sarà il manifesto di una promessa di dedizione variopinta, multiforme, catartica. In salute e in malattia, (R)amen.

 

parole e illustrazioni di Marta Staulo