La vita può essere più difficile della morte. Se ne convince il giovane sergente Nakamura durante la sua esperienza in una delle vicende più tristi del ventesimo secolo: il cosiddetto “Stupro di Nanchino”.

È il 1937 e l’esercito giapponese entra nell’allora capitale cinese durante la seconda guerra sino-giapponese. Una volta neutralizzato il nemico, i soldati del Sol Levante non risparmiano nulla ai civili cinesi: un autentico eccidio cosparso di saccheggi, atrocità e, in particolare, di stupri.

Lu Chuan, forte di influenze cinefile tra Coppola e Zhimou (c’è anche un po’ di Kurosawa nel suo polso) e probabilmente delle sue vicissitudini nell’esercito, racconta la vicenda nei minimi dettagli, tale che la pellicola pare più un documentario storico che un film di finzione. Ricostruzione eccellente con una scenografia rigorosa, una telecamera sempre in movimento unita ad un bianco e nero che insieme hanno il comune obiettivo di destabilizzare lo spettatore e renderlo più partecipe e sensibile ai crudi avvenimenti, ricordandoci inevitabilmente le sequenze più brutali di Shindler’s List.

Una parabola su due mondi in contrasto narrata dai silenzi (la musica compare solo nei momenti di climax), dagli sguardi (tanti primissimi piani), da una regia che si mostra ferma e lucida con un linguaggio cinematografico ben delineato da larghe inquadrature e lunghi movimenti di macchina.

Fin qui la narrazione è lineare, didascalica quasi, se non fosse che Lu Huan compie una scelta inaspettata e che agli occhi del suo paese finisce per risultare irriverente, se non addirittura provocatoria: la storia la racconta dal punto di vista dell’allora nemico, da un soldato giapponese dall’aria ingenua e perplessa.

Il vero personaggio del film tuttavia resta l’eccidio stesso, con le ripetute fucilazioni, gli stupri di massa, i suicidi, gli occhi delle donne, i bambini che sembrano più coraggiosi degli adulti. Le comparse e gli attori non sono che strumenti per raccontarci tutto questo.

Curioso è il contrasto che presentano quei due o tre personaggi tedeschi: sono nazisti, ma si trovano dalla parte delle vittime e denunciano gli orrori dei giapponesi.

CITY OF LIFE AND DEATH
giovedì 20 aprile, Cinema La Compagnia
sabato 22,  Museo del Tessuto di Prato

www.dragonfilmfestival.com
programma del festival QUI

 

di Mehdi Ben Temime