Farid dice sempre: “tu ti fai troppi problemi, amico”.
Col ritorno dell’inverno, le mareggiate grigio-viola che abbiamo avuto sopra la testa in questi giorni, nuvole multiformi che hanno portato pioggia, pure un poco di neve, dice, tutti che si coprono con queste sciarpe molto ampie, avvolte a due, tre, quattro giri anche, intorno al collo. Maschi e femmine, giovani e vecchi, con queste fasce di tanti colori e materiali diversi, e stanno sempre ad aggiustarsele, a giochicchiarci, a farci nodi, leva e metti, accorcia e allunga. Ma il collo è importante: io, il collo, lo devo vedere sempre.

Perché se non lo vedo, come faccio a capire a quanti inverni siete sopravvissuti, quante gelate avete sopportato, a sedici anni in motorino il sabato sera, magari pure senza un guanto, uno solo, perché lo avete perso facendo gli idioti con gli amici della compagnia sul sagrato della chiesa di paese, o dandogli fuoco con l’accendino per attirare l’attenzione della ragazza che vi piaceva tanto; se non vedo i vostri colli, e come ancora li tenete alti, superbi, sotto le sparatorie della vita e voi lì, senza più munizioni, a schivare, cercare ripari, correre da una montagnola all’altra, che diamine ne so se mi piacete davvero?

Sulle sciarpe, mi spiace, non sono d’accordo.
Anche se Farid dice che mi faccio troppi problemi, e che “tuo cervello non si ferma mai di pensare a queste stronzate?”. Lui, per esempio, qualche giorno fa ha comprato uno scaldacollo viola da Ismail, il venditore ambulante senegalese, che passa spesso dal locale in cerca di acquirenti per accendini, calzini di spugna, magneti, braccialetti.
Farid dice che dalle parti del collo c’è un chakra che va tenuto coperto, per una cosa di flussi dell’energia che non saprei spiegarvi bene, e poi dice: “Cervicale. Senza scaldacollo arriva dolore alla cervicale”.
Non mi convinco, mi spiace: sotto ai foulard, alle bandane, alle sciarpe, io devo vederle le infiammazioni, gli acciacchi, le rughe, la pelle secca.

Devo contare i superstiti, altrimenti non so quante barelle e medicine e garze ci vogliono.