Un unico, sterminato tappeto di gusci di noccioline americane, o arachidi che dir si voglia. Tavoli istoriati da scritte realizzate con coltelli, cacciaviti, punte assortite o anche bruciature di accendini. Era il Paramatta, birreria delle Cure dove si è fatta, tra nebbie di varia origine, la grande storia degli anni Ottanta. Paramattabitburgbrauerei (che diventava bravalei), recitava lo sport tormentone su Controradio.

Al Paramatta si andava, appunto, per mangiare le citate arachidi gettandone i gusci dove capitava in serate infinite nelle quali si discettava di varia filosofia, sempre più complessa man mano che la birra scorreva. Al Paramatta sono nate diverse ideologie, si sono unite e divise molte coppie, e una volta nel bagno ci ho fatto persino le prove di un concerto. L’ambiente del tutto insalubre era compensato da una misticità, oggi del tutto uccisa dai locali con la lavagnetta e il prodotto tipico, ma senza nemmeno un guscio per terra.

 

di Riccardo Ventrella