Quando squilla il telefono, un sabato di settembre che parla ancora molto d’estate, la prima parola che Claudio Suzzi (regista e autore attivo sul territorio fiorentino ormai da diversi anni, ndr) pronuncia è un rimarcato “Grazie”.
Delineata su due fronti distinti ma paralleli, un teatro di ricerca linguistica in cui si parte da una “visione” alla ricerca di possibili forme e un progetto di ricerca sociale, a contatto con la devianza, un teatro della differenza prodotto nei luoghi del disagio, la compagnia è impegnata dai primi di luglio 2018 in un laboratorio stabile all’interno dell’I.P.M. “G. Meucci” e proprio nel carcere minorile, il 12 ottobre, realizzerà un evento dal titolo “Spiragli – Teatro dietro le quinte”, inserito nel programma dell’Estate Fiorentina del Comune.
Il calendario della giornata, ricco e ben articolato, prevede una colazione/buffet con dibattito, sul tema “Teatro in carcere”, durante il quale interverranno alcuni esperti del settore a dialogare con i ragazzi detenuti nell’Istituto; l’esperienza teatrale pomeridiana, dalle 16 alle 18, con “L’uomo che amava le isole – Prima tappa” liberamente tratto dal romanzo di D.H Lawrence, primo studio del laboratorio “La Piccola Accademia degli Stupori”, che coinvolgerà i giovani detenuti in qualità di attori e non solo, e infine il concerto serale di Ginevra Di Marco, dal titolo “Stazioni Lunari”, nel quale, accompagnata da Francesco Mannelli e Andrea Salvadori, la performer fiorentina proporrà una selezione dei suoi pezzi più conosciuti e un repertorio ispirato alle musiche del Mediterraneo.
Durante la giornata, ci tiene molto a testimoniare Suzzi, sarà possibile visitare “Frammenti da un futuro incerto”, la Mostra di Antonio Lemma, fotografo e documentarista che ha preso parte a numerose campagne e progetti solidali internazionali.
Dunque Interazioni Elementari, che è parte titolare, in A.T.S con la Coop.Sociale Teatro del Pratello di Bologna, del progetto Teatro e Giustizia Minorile in Toscana, finanziato dal Centro di Giustizia Minorile di Toscana e Umbria, con “Spiragli – Teatro dietro le quinte”, si propone di creare l’occasione per conoscere un teatro nascosto, rappresentazioni giocate dietro le quinte senza luci né sipari, uno spettacolo difficile e poco obbediente, un intreccio di dialoghi timidi e pause eloquenti. Perché il teatro, o le arti performative tout court – sembra suggerire il regista pugliese – bisogna viverle con lo spirito utopico di chi desidera dare vita ad un sistema alternativo alla vita, di chi ha fede in una lingua inventata per raggiungere una più intima sincerità col pubblico, un’intesa che si fa consenso tramite immagini frantumate che, tuttavia, per il tempo dello spettacolo, sanno convincere degli individui diversi, e forse molto lontani, portandoli ad una soluzione, alla pace. E così l’obiettivo di “Spiragli” diventa quello di costruire una compagnia “integrata”, un percorso formativo che accompagni i giovani detenuti – la cui permanenza nel minorile è mediamente breve – anche e soprattutto oltre la detenzione, al di là di quel muro di indifferenza che è la nostra società solo in apparenza protetta, perché come simboleggia il piccolo romanzo di Lawrence, oggetto del laboratorio teatrale, in un’isola ci si può proiettare lo specchio delle proprie aspettative e le bramosie di dominio di sé, ma si può anche finire per perdersi o per esiliarsi. Un’ambiente cordiale, con l’obiettivo primario di costruire un processo teatrale sincero: un gruppo di individui forzatamente immobili e, per ciò, invogliati a cooperare, è una possibile alternativa all’infinità di piccoli atolli che riempiono l’oceano di questo nostro tempo. Da Settignano se ne vedono moltissimi: una paura.