di andrea mi

Qualcuno lo aveva dato per disperso, altri pensavano stesse decidendo di migrare verso altri lidi e invece no! Nextech Festival, il festival fiorentino che in sei anni di grandi successi alla Stazione Leopolda si è costruito una solida reputazione nello scenario elettronico europeo, torna rinnovato nella forma e nella compagine in regia. Quelli di Musicus Concentus (attivi anche su molti altri fronti tra i quali Fosfeni, Network Sonoro e Piano Hour Series, oltre che promoter dei recenti live di Atom Tm, Lucas Santtana e della premiata accoppiata 3D + James Lavelle) stringono un sodalizio con Decibel Eventi, emergente realtà italiana con base tra Firenze e Bologna che si è messa in luce promuovendo artisti come Aphex Twin, Autechre, Modeselektor, Apparat, James Holden e Caribou. Per quadrare il cerchio i capofila chiamano alla collaborazione altre due giovani realtà attive nell’ambito della musica elettronica: Atomic Events e It’s Saturday. In epoche di supporti istituzionali ridotti al minimo storico se non latitanti e di budget al lumicino o ci si avvicina, titubanti, alla canna del gas o si cerca di fare rete, di costruire network di produzione e collaborazione capaci di risolvere con la condivisione molte delle limitazioni endemiche nel “mercato” culturale. Il primo appuntamento è fissato per la notte Nextech Special il 7 dicembre al Padiglione Cavaniglia della Fortezza da Basso di Firenze, con una line up che mette in campo due pesi massimi dello scenario club internazionale, Jeff Mills e Speedy J, e un eroe nostrano come Joseph Capriati. Se il primo è uno degli alfieri più conosciuti della storica scena techno detroitiana, il secondo è il più accreditato protagonista europeo del genere, mentre Capriati rappresenta al meglio quella scuola napoletana che pure tanto ha dato a questo universo sonoro.

Nativo di Detroit, classe 1963, Jeff Mills appartiene alla stessa generazione dei più illustri pionieri della cassa in quattro: Juan Atkins, Derrick May e Kevin Saunderson. Per l’incredibile capacità tecnica, dimostrata sin da giovanissimo nelle trasmissioni sulle emittenti locali WDRQ e WJLB, viene soprannominato “il mago”. Dai piatti al mixer di studio il passaggio è breve e nel 1988 vede la luce il progetto house-industrial insieme a Tony Srock, Final Cut. Due anni dopo molla il duo per creare, con Mike Banks, quello che sarebbe diventato il collettivo techno più importante della storia: Underground Resistance. Stesso lasso di tempo e Mills opera una svolta più individualistica, all’insegna di una maggiore attenzione verso la sperimentazione estetica rispetto all’atteggiamento più politicizzato di Banks, e crea una propria etichetta, la Axis Records. Le uscite su questa label, come quelle sulla berlinese Tresor e una infinita sequela di epici set in giro per il mondo, gli donano lo scettro di re della techno negli anni novanta. Il decennio successivo è quello che Mills dedica maggiormente ad uno dei suoi amori fondanti: il cinema. Prima s’imbarca nell’impresa di comporre una nuova colonna sonora per ‘Metropolis’ di Fritz Lang per tornare alle motivazioni iniziali, alimentate dall’utopia, da un pensiero futuristico e da un’autentica passione per i mondi e gli “straordinari scenari” della fantascienza. Un anno più tardi firma ‘Mono’, un’installazione scultorea dedicata al capolavoro di Kubrick ‘2001 Odiessea nello Spazio’, esposta in occasione del Festival Sonar di Barcellona e, infine, compone una nuova colonna sonora per ‘L’amore attraverso i secoli’, magia muta di Buster Keaton. Tra concerti con l’Orchestra nazionale di Montpellier e diversi DVD prodotti fondendo indissolubilmente suoni e immagini, Mills si conferma artista multimediale poliedrico e visionario, devoto ad un’arte sperimentale che sceglie i registri del minimalismo e dei toni atmosferici, anche quando sul dancefloor decide di picchiare duro. Nella sua data fiorentina lo farà usando, contemporaneamente, quattro piatti e la sua inseparabile batteria elettronica Roland TR 909.

Jochem George Paap, in arte Speedy J, è un dj e produttore in giro da oltre venticinque anni. Con un solido background nella scena hip hop si guadagna il suo nome d’arte per la grande velocità di mixaggio che dimostra ai piatti quando accompagna una crew locale, dedita ad omaggiare i suoni della vecchia scuola newyorkese. Già dal primo LP ‘Ginger’, pubblicato nel 1993, fa sfoggio di un suono estremo, ipnotico e visionario, coltivato negli anni attraverso una grande passione per collaborazioni con artisti eterogenei, compresi Cypress Hill ed Henry Rollins. Nel 2004 inizia una delle partner di più lungo corso, quella con Chris Liebing sul progetto Collabs e l’anno successivo esce ‘Metalism’, considerato a ragione uno dei più importanti album della storia techno. A conferma di essere artista che ha fatto la storia della musica elettronica e che ne ha tratteggiato i canoni estetici, si possono guardare anche le produzioni rilasciate su Warp Records e Plus 8.

Quando si pensa alla scena techno Made in Italy è impossibile non far riferimento a Joseph Capriati, giovane e talentuoso artista partenopeo cresciuto a base di hip hop e classic house e poi infatuatosi della cassa dritta con le prime uscite del 2006 su Globox che gli valgono il supporto Richie Hawtin, Magda, Paco Osuna. Tra storiche collaborazioni con Rino Cerrone, uscite sulla Cymk di Alex Under e super hit come “C’est la vie” Capriati si è conquistato un ruolo di rilievo nella scena internazionale, fino all’approdo su etichette di culto come la Clr dell’autorevole Chris Liebing e la Drumcode del pioniere Adam Beyer.

Se si cercano i piaceri del ritmo duro, l’estasi percussiva e marziale di certa sperimentazione dance dal taglio storico è difficile immaginare un tris d’assi più appropriato.