di Tommaso Chimenti

Lasciamo stare il trito aprile dolce dormire. Per favore. Chi dorme non piglia pesci? Ma dai. Aprile più che altro è allergia. Solitamente alle graminacee, per qualcuno al teatro dopo mesi e mesi di tanto, troppo, palcoscenico, di tante, troppe parole, di tanti, troppi artisti. Aprile mese di passaggio prima della fine dell’annata ufficiale e prima dell’apertura dei festival estivi. Uno dei mesi più attivi con più di un botto conclusivo.

Già si prevedono folle oceaniche e resse ai botteghini per Filippo Timi, amato in ugual misura da uomini e donne, buono per tutte le stagioni, per qualsiasi gusto, trasversale, universale. Da qualche anno aficionado del Teatro della Pergola, prima con Amleto, poi con il Don Giovanni, adesso con Favola, dal 21 al 30, titolo renatozeresco, pièce del 2011 che adesso arriva nel nuovo Teatro Nazionale fresco di nomina. Dopo tanto gigioneggiare, qui Timi, almeno sulla carta, torna a essere quella grande fucina di traumi autobiografici, quel contenitore di dolore e di tragedia, in un perfetto mix tra veri ricordi d’infanzia e adolescenziali (materia dei suoi libri) e quella finzione scenica melodrammatica che tanto piace e che ha reso l’attore di Vincere il magma di amore-odio che divide visceralmente le platee.

Se la Pergola ha soffiato la stabilità al Teatro Metastasio, divenendo Teatro Nazionale, al teatro pratese (stagione tutt’altro che da buttare, dovrebbe essere l’ultima di Paolo Magelli sul trono) rispondono con King Size, dal 24 al 26 al Fabbricone, che Marthaler, uno dei più grandi registi europei, aveva presentato la scorsa estate al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Un grande letto e i sogni dei due cantanti/attori si scioglieranno da Schumann a Beethoven, da Mahler a Mozart, da Satie a Wagner per sentire i sentimenti, per vedere le note musicali. Altro grande spettacolo pirotecnico è il Cirque Éloize al Teatro Verdi, dal 14 al 19, una sorta di Cirque du Soleil, vicino alla filosofia dei Momix. Quindi grande enfasi ed energia, forza, atletismo e poesia, acrobazie e danza contemporanea ci portano in un universo a cavallo tra fumetto, fantascienza e graffiti; la street art in tutta la sua pienezza e vigore.

Bel tris d’autore cala il Teatro di Rifredi che promuove, giustamente, il campione d’incassi degli ultimi dieci anni sul territorio fiorentino, il fenomeno Alessandro Riccio. A lui è dedicata una bella retrospettiva con tre dei suoi ultimi spettacoli più riusciti: La meccanica dell’amore, dall’8 al 12, dove un anziano e un robot (femmina) sono costretti a cooperare per liberare e ripulire l’abitazione del pensionato che ha accumulato oggetti e cianfrusaglie, LeGrand Cabaret Deluxe, dal 16 al 18, con i tanti personaggi dell’universo musicale di Riccio, spassosi, divertenti e sciantosi, Totentanz, il 22 e 23, la danza macabra, giocata tra cabala e canzoni, tra riti, tradizioni e scaramanzie, stregonerie e scongiuri.

Se si cerca l’incrocio tra teatro di qualità e progetti interessanti, la casa ideale è il Cantiere Florida dove prima arriva il Pinocchio dei Babilonia Teatri, 11 e 12, pièce che vede sul palco tre persone che hanno attraversato il coma dopo incidenti stradali e che ancora ne portano addosso, fisicamente e psichicamente, i segni visibili; mentre dal 20 al 24 l’importante seminario per attori Un incontro con Eduardo a cura di Massimiliano Civica, regista romano che, ne siamo certi, il prossimo anno raccoglierà molte soddisfazioni grazie al suo incredibile Alcesti. Doppietta a Scandicci al TeatroStudio con il Cappuccetto Osso dei sempre allettanti Gogmagog, dal 28 al 30, con tanti rimandi alle fiabe cattive così come alla cultura pop degli anni Ottanta, mentre all’Aurora torna Ascanio Celestini, stavolta con Discorsi alla Nazione, l’11, un’omelia da pulpito dittatoriale, un’arringa alle masse-greggi di un’attualità disarmante.