di Caterina Liverani

Il tempo non cambia ogni cosa, è questo che il tempo mi ha insegnato.

1999, in una regione remota della Cina Liangzi e Jinsheng sono due amici innamorati della stessa ragazza. Lei è Tao che, pur cosciente dei sentimenti dei ragazzi, si limita a scherzare e a essere sempre gentile con entrambi. È profondamente legata a Liangzi, un ragazzo buono e semplice che lavora duro nella miniera locale senza troppe ambizioni, ma capisce che Jinsheng, un imprenditore dai grandi progetti, potrebbe offrirle di più e quando lui le esprime con sincerità i suoi sentimenti la situazione non può che evolversi spezzando gli equilibri.

Jia Zhangke (Still life, A Touch of Sin) si conferma raffinato autore di un cinema intimista e complesso, in cui l’evoluzione dei personaggi va di pari passo con quella della Cina contemporanea. Maneggiando abilmente tempi narrativi e codici linguistici con Mountains May Depart scrive un romanzo popolare contemporaneo che dalla fine degli anni Novanta arriva al 2025 attraversando due continenti e tante diverse vite.

I protagonisti alle prese con una società divisa fra la voglia di cambiare e l’ostinato attaccamento alle tradizioni, sembrano incapaci di costruire legami duraturi vedendo gli uni negli altri differenze inconciliabili.

Nel racconto di ambizione, rinuncia, rimpianto e solitudine non viene meno una sottile vena di ironia, che però non rischia mai e in nessun modo di interferire con la serietà delle intenzioni di una storia scritta per ricordare quanto sia importante avere delle radici e un posto nel mondo in cui tornare.