di Caterina Liverani

 

56 le edizioni del Festival fiorentino del documentario conosciuto in tutto il mondo che anche quest’anno rinnova il suo intento di proporre dibattito e confronto stimolando l’attenzione critica dello spettatore.

Abbiamo fatto qualche domanda al suo direttore Alberto Lastrucci.

Come avete detto durante la conferenza stampa Festival dei popoli non invecchia ma emoziona sempre, il segreto?

Portare avanti la tradizione è uno dei nostri obbiettivi dato che il festival annovera 56 edizioni e ha quindi una sua storia e una sua identità ben definite, molto conosciute all’estero. Il nostro compito è però soprattutto creare una versione sempre aggiornata per raccontare il presente, che è quello che interessa al nostro pubblico e che ci consente di parlare a una platea sempre più vasta. Quest’anno abbiamo composto il nostro programma partendo da una selezione di 1930 pellicole: una scrematura molto serrata che ha richiesto un anno di lavoro.

 

Il cuore del Festival quest’anno sarà l’immigrazione?

Certamente ed è proprio il cuore ad essere il nostro simbolo. Occupandosi delle vicende che stanno coinvolgendo i popoli del mondo il festival fa onore al suo nome. In questo momento siamo sottoposti a un susseguirsi incessante di informazioni da parte della stampa che rischia di sommergerci. Ma perché le storie accadono? Il documentario arriva con più lentezza e ci permette di riflettere sulle domande e considerare le risposte. Capire e metterci nei panni dell’altro.

Parlando di immigrazione è importante tenere presente che oggigiorno coloro che sono coinvolti in questo fenomeno spesso hanno un telefono cellulare che diventa un diario da tasca che rende possibile documenti e testimonianze dirette, come nel caso di chi per esempio si è trovato ad attraversare il deserto. Le immagini divengono testimonianza.

 

Ci sarà anche un capitolo interamente dedicato al Senegal?

La “Matinée Senegal”, domenica 29 novembre al cinema Odeon alle 11.00 prevederà la proiezione di due documentari inediti: “Piazza Senegal (Firenze 1990)” di Malik Nejmi e Roberto Bianchi, che ricorda lo sciopero della fame condotto nel 1990 da un gruppo di senegalesi che chiedeva al sindaco Morales di ritirare le disposizioni volte a contrastare i venditori abusivi e I morti non sono morti”, anche questo firmato da Malik Nejmi, film dedicato alla memoria di Samb Modou e Mor Diop, i due senegalesi uccisi a colpi di pistola nel mercato di Piazza Dalmazia a Firenze il 13 dicembre 2011.

 

Toni gravi ma anche più lievi, come diversi titoli che raccontano la musica.

Il pubblico del Festival dei popoli, giustamente, si aspetta anche questo dalla nostra programmazione e anche noi siamo emozionati. Quest’anno avremo ospiti i Marlene Kuntz che presenzieranno alla proiezione del documentario Complimenti per la festa, film concerto che li vede protagonisti raccontando la loro carriera dagli inizi e il musicista Roy Paci con la sua musica nel film Sicily Jass ambientato in una Sicilia senza tempo e nella New Orleans di oggi e di ieri per raccontare la storia di Nick La Rocca, fondatore, nel 1911, dell’Original Dixieland Jazz Band: orchestra capostipite del jazz.

E ancora un imperdibile ritratto delle luci e delle ombre nella vita di James Brown in Mr. Dynamite, e la musica elettronica dei Daft Punk nel documentario Daft Punk Unchained giovedì 3 ad ingresso libero.

 

 

Informazioni: www.festivaldeipopoli.org