Non è che i giorni a gennaio siano poi così difficili. Le notti lo sono molto di più. Non fosse altro per quel che durano. Il buio, il freddo, l’umido, quello sottile e stronzo, quello spesso che non ti vedi la punta dell’uccello, quello cattivo che ti entra nelle ossa, la droga, il piovigginare fetente che ti annacqua il buonumore. Firenze fa buca e come dice mio marito Lapo «ci sono tre cose che devi sapere di Firenze: le case d’estate sono calde, d’inverno sono fredde e le fiorentine se la tirano.»

Per scaldare, i camini fanno schifo, dicono gli esperti di termodinamica. Disperdono calore, non ottimizzano, non sono efficienti. Chi se ne frega. Quando il buon Dio decise quali doti affidarmi mi chiese se volevo essere ricco. Risposi di no. Mi chiese se volevo essere bello. Risposi di no. Mi chiese se volevo essere particolarmente intelligente. Risposi di no. Mi chiese cosa stracazzo volessi. Gli risposi che aveva indovinato. Si complimentò con me per la scelta.
Da allora non capisco nulla di termodinamica. Ma so che chi vive in una casa con il camino non è mai da solo. Il fuoco ti fa compagnia. Illumina, si agita, scalda, borbotta. So che il calore si disperde nell’ambiente, ma può passare direttamente dagli occhi che guardano una fiamma e scaldarti l’anima. O quello che credete che sia a tenerci in vita.

Non capisco nulla di termodinamica. Non so nemmeno se sia esattamente la termodinamica quello di cui sostengo di non sapere nulla. Ma so che un camino, a gennaio, è quello che vi serve.

 

di Tommaso Ciuffoletti