Tifo Fiorentina, per un senso di appartenenza. Come quando da piccolo pescavi nel cesto delle macchinine l’Alfa Romeo, e decidevi che era lei, la battezzata: poco ti importava che fosse la Ferrari il sinonimo della Nazionale, l’espressione massima dell’italica virtù di produrre auto. Ma sono sereno, pur sapendo che da viola non potrò mai competere con il Barcelona, perché nonostante si usi dire che “Firenze è la città più bella del mondo”, espressione odiosamente provinciale ma con cui mi trovo concorde, il calcio adesso è altra roba. Mi accontento, insomma.

Perché quando si invecchia ci si trova confortevoli e si sorride delle lotte di gioventù. E si sorride spesso anche delle polemiche che si aprono ogni settimana, ad ogni livello, e che puntualmente scompaiono alla luce di risultati, come quello della Fiorentina contro l’Inter: tutti pronti per contestare, poi il goal al 91esimo fa da paciere. Ma non per tutti.

La minoranza rumorosa, quella che si nutre di contestazione è sempre pronta, ovunque. Campagna acquisti sbagliata nel calcio, Zalone che sbanca il botteghino, le statue coperte per il Presidente iraniano, il delfino morto per il selfie (disumano, vero), Sanremo che fa schifo ma tutti lo guardano per dire “ma quanto fa schifo”, le primarie a Milano vinte da Sala (pericoloso uomo del potere reazionario), Ignazio Marino oramai dimenticato che farà Pasqua con un uovo sodo e una mezza minerale naturale. Contestare, indignarsi, urlare.

Amo la minoranza rumorosa e contestatrice perché ne ho fatto parte. Come si ama, nel mio caso, la propria adolescenza, fatta di liti con il mondo intero, casuali e a volte effimere. Ma la maturità di essere come gli tutti (grazie Francesco Piccolo) mi dà molto di più, mi rende felice, ché ho quasi 40 anni, pago il canone Rai, tifo Fiorentina ed ho sempre il modellino di Alfa Romeo.