Torna una delle rassegne cinematografiche più amate e seguite in Toscana, che nella sua settima edizione racconta ancora una volta attraverso l’arte in tutte le sue espressione una delle parti del mondo più difficili e dibattute. Abbiamo fatto a Roberto Ruta, direttore del Festival assieme a Lisa Chiari, quattro domande per approfondire questa nuova edizione.

 

Quanto è difficile, ma anche importante realizzare il Middle East quest’anno?

È importante soprattutto in questo momento perché permette di raccontare il Medioriente al di là delle informazioni che si riescono ad avere dai canali convenzionali e che quindi raccontano per lo più di guerra, di conflitti e di Isis naturalmente. È importante raccontare anche l’altra parte, quella delle persone che ci vivono e del fermento culturale che caratterizza questi paesi. Guardare al lavoro degli artisti e degli intellettuali per aprire la visione senza limitarsi ad un Medioriente a senso unico, ma attraverso il dialogo culturale coglierne le sfaccettature e la vicinanza.

 

Chi è Yesim Ustaoglu, la regista a cui quest’anno avete scelto di dedicare un omaggio?

È sicuramente una delle più importanti registe turche contemporanee. È stata prima architetto poi giornalista prima di approdare alla regia e si è affermata sulla scena internazionale grazie a uno dei suoi primi film “Journey to the Sun” (1999) una pellicola che parla della questione curda raccontata attraverso l’amicizia. Ha dato il via a un cinema di impegno politico e sociale e noi abbiamo deciso di omaggiarla per dare voce agli intellettuali in Turchia, proprio per il difficile momento di oppressione che questa nazione sta vivendo.

 

Quali sono gli eventi collaterali al cinema di questa edizione?

Due mostre fotografiche sulla Siria: “Live, Love , Refugee” con cui il fotografo siriano Omar Imam ha rappresentato i sogni dei rifugiati nei campi profughi in Libano e “Our Limbo” della fotografa libanese Natalie Naccache, un diario fotografico su 5 donne siriane che trasferitesi in Libano per studiare non sono più potute rientrare nel loro paese a causa dello scoppio della guerra. Entrambe le esposizioni saranno all’Aria Art Gallery – Borgo SS. Apostoli, 40r.

L’altro progetto espositivo riguarda l’illustrazione ed è “My Lebanon” della illustratrice libanese Nour Flayhan impegnata a raccontare la sua identità e le sue radici. Per la prima volta abbiamo poi la danza contemporanea con la performance “Love-ism” del coreografo israeliano Mor Shani. Non mancherà il consueto spazio dedicato ai sapori con lo chef Kamal Mouzawak che curerà una cena al Teatro del Sale. La musica con due grandi protagonisti: la cantante algerina Souad Massi e il cantante e performer iraniano Makan Ashgvari

 

Tra tutti questi eventi, uno che voi direttori consigliate di non perdere?

“Barakah meets Barakah” di Mahmoud Sabbah, la prima commedia romantica girata in Arabia Saudita, una sorta di Romeo e Giulietta dei nostri tempi in un paese in cui il cinema è stato bandito.

 

MIddle East Now

dal 5 al 16 Aprile

www.middleastnow.it