“Dimmi come balli e ti dirò come ti vesti”: danza e moda, moda e danza, accomunate dalla libertà degli stili e di espressione, sono il tema che quest’anno ha ispirato la 91esima edizione di Pitti Uomo, fiera che almeno due volte all’anno rallegra la città di Firenze intasandola di personaggi ad altissimo contenuto fashion.

danza-pittiInteressante, mi sono detta prima di varcare la soglia della Fortezza, finalmente qualcosa di dinamico per movimentare l’atmosfera. Ed invece no: i ballerini sono di carta, stampati grandi sulla facciata del Liceo che si muovono fermi nel loro foglio, di musica ce n’è poca ed al centro del piazzale centrale una distesa di stracci, spolverini, moci (sì, quelli per lavare il pavimento) e guanti di gomma (sì, quelli per lavare i piatti) che iniziano a ballare ritmicamente e meccanicamente, a settori alterni. Vabbè, almeno sono colorati…

pitti-91Tanto colorati quanto i personaggi che animano la prima giornata fredda e grigia della fiera con la solita danza della vanità, i ragazzi del muretto, come li chiamo io: buffi, esagerati, multipattern, gipsy, dandy, con il calzino, il risvoltino o la barba: blogger o non blogger, non importa, sono tutti pronti e perfetti per essere immortalati dai fotografi affamati di nuove tendenze; nuove, diciamo a caccia di scatti condivisibili.

Nonostante il contorno ripetitivo, qualcosa di interessante Pitti ce lo regala sempre, che si rinnova di anno in anno integrando gli storici padiglioni con nuove sezioni che danno spazio non solo a stilisti emergenti, ma soprattutto a nuovi concept, cavalcando quelle che sono tendenze contemporanee in lenta evoluzione.

makeMake, ad esempio, è un’area interamente dedicata a moderni artigiani provenienti da tutto il mondo, dove manualità, tradizione e saper fare prendono forme attuali ed accattivanti; Open, con le porte colorate di giallo, è una sezione particolare aperta ai brand che vanno oltre il maschile/femminile, con collezioni di abbigliamento ed accessori che possono essere indiffentemente indossate da lui e da lei; lo stesso filo ripreso dal micro-spazio sponsorizzato Mini, “The latest fashion Buzz”, solo con qualche punta di eccesso creativo in più.

Nuovi designer che pensano anche alla sostenibilità e all’etica: filiera trasparente, produttori “locali” e materiali selezionati sembrano essere qualità irrinunciabili, almeno per tanti marchi che si affacciano al mondo della moda adesso. Che smuovere vecchi colossi è indubbiamente impegnativo, ma magari con i “nuovi” anche la moda può iniziare a cambiare musica. E a ballare sul serio…

 

articolo e foto di Marina Savarese