palati finiDa qualche parte nel nostro cervello nasciamo con scritto che “fiore fa rima con amore”. Prima la storia dell’albero, del ramo, del frutto e compagnia bella. Poi vennero le api che svolazzavano di fiore in fiore e nel loro svolazzare tu, che ancora speravi ti avessero trovato sotto un cavolo, avresti dovuto capire, tra gli ammiccamenti di maestre e di compagni di classe sgamati, che quello era il succo dell’amore.

L’amore è un fiore sull’orlo di un precipizio” dice Stendhal ma anche “L’amore è un fiore che se nasce non conosce inverno”, dice Grignani quando non è in coma etilico. L’ amore è un fiore di zucca. Fritto, dico io.
Per quanto tutti sappiamo che “fritta è bona pur’ a carta” non so cosa debba esser passato nella testa che ha creato questa ricetta-ossimoro, ma di sicuro i fiori non gli dovevano comunicare amore alcuno, se non quello per il fritto.

Non siate tentati di cogliere il fiore di zucca, che appassisce solo a guardarlo. Lasciate che si dischiuda all’alba e si socchiuda al tramonto. Non strematelo con acciughe e mozzarella. Vive bene così, insinuandosi tra le foglie di fragola e imparando a resistere e convivere con i millepiedi che si insinuano nella corolla. Non nutritevi di questa pesantezza e lasciate che viva di rugiada. Non uccidete i suoi petali carnosi ad alte temperature in frittura. Permettetegli di divenire zucca e chissà poi, forse un giorno, carrozza.

 

parole e illustrazioni di Marta Staulo