Sono due e preferiscono restare anonimi, indossando maschere aliene perché si sentono “alieni da tutto il panorama di Grosseto”. Sulla loro pagina fb Grosseto Wave raccontano la città per farne emergere la bellezza a volte dimenticata. Lo stile è il più puro ed insieme eterogeneo vaporwave: una corrente estetica/musicale tendente al vintage e all’impersonalità di difficile definizione. Ironico, allucinato, psichedelico, distaccato, nostalgico, critico. Immagini, video e tanti “meme” dai colori accesi, che richiamano l’estetica multinazionale anni ‘80 e la grafica “windows” del passato, restituiscono il ricordo di Grosseto di fine millennio.

Anche i singoli utenti possono contribuire alla creazione di contenuti. Elencare tutto quello che può essere potenzialmente “vaporwave” è quasi impossibile: il ricorso a collage, statue classiche, palme, pixel art, videogiochi, tramonti ed immagini di anime giapponesi, è ciò che caratterizza maggiormente questo linguaggio. Il termine sembra derivare dal neologismo informatico “vaporware” con cui si indicano, sarcasticamente, i prodotti informatici (hardware e software) di cui viene indicata una data ufficiale di uscita sul mercato, ma che poi alla fine non escono, si “vaporizzano”.  Secondo altri proviene da un passo del “Manifesto del partito comunista” di Marx ed Engels in cui si scrive che “tutti i solidi alla fine si vaporizzeranno nell’aria.”

Il progetto è nato nell’aprile del 2017 dall’esigenza di due giovani studenti universitari di mettersi in gioco con musica ed eventi completamente nuovi. La prima festa a tema “vapor” si è tenuta il 30 settembre presso il Cassero Senese, organizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Kansas City. L’atmosfera è stata scaldata dalla chitarra acustica di Irene Dandelion, prima che il duo si accomodasse al dj set. Musicalmente parlando si ispirano alla dance indipendente chillwave e synthwave, dall’elevator music (la musica degli ascensori, dei supermercati e delle sale di attesa) e da brani – presi e rivisitati – degli anni ’70, di stampo principalmente smooth jazz, lounge e synth pop.

L’obiettivo di queste manipolazioni audio – video – immagini è creare aesthetics, tirare fuori il bello e il meraviglioso dall’ambiente cittadino, a volte amaro, a volte ironico. Suoni ed illustrazioni in sinergia danno vita ad una realtà virtuale, un clima psichico che giunge a qualcosa d’indescrivibile, un caos magico. Ma soprattutto ad una comunità in cui le persone si riconoscono e si incontrano, al di là del web.

 

 

di Francesco Orlacchio