A un certo punto venerdì sera stavamo giocando a misticat sul tavolo del salotto, Greta tiene una decina di carte in mano, poi sorride, mi chiede: “Ma te domani dove vai?”

Domando: “Perché?”

Dice: “Così”.

Ecco, per esempio. Dove vai.

A lavoro”. La tento.

“E dov’è il tuo lavoro?”.

“Eh. A volte fuori, a volte a casa”.

Primo scricchiolio di Greta.

“E domani dov’è?”.

“Domani a casa”.

“E che fai?”.

“Devo scrivere delle cose”.

“Ah. Scrivere è un lavoro?”

Primo scricchiolio di Giacomo.

“No”, tossisco e sorrido: “Cioè sì, ovviamente sì, ché io non è che devo scrivere così, tipo come fai tu a scuola…io devo scrivere delle, delle COSE”.

“Anch’io a scuola devo scrivere delle cose. Allora io lavoro?”

“No. Tu stai imparando”.

“E te impari quando scrivi?”.

Secondo scricchiolo di Giacomo.

Silenzio.

“E guadagni tanti soldi, come il mio babbo?”

“Purtroppo no, Greta”.

Quanti soldi guadagni?”.

“Dipende. A volte di più, altre volte di meno”.

“Ah.” – secondo scricchiolio di Greta – “il babbo guadagna sempre gli stessi soldi”.

“Questo perché il babbo ha un contratto. Io no, io sono un libero professionista”.

“Che?”

“Un libero…cioè, ho la partita iva”.

“Che?”.

Steso, espugnato, morto, k.o.

 

Dico allora stavamo lì, venerdì sera, con le carte dei misticat in mano e d’un tratto il mondo mi è parso come un resort di lusso in bassissima stagione, che tutto è bello, e già pulito e quasi pronto, ma ancora manca un po’, ancora non è tempo, ancora non c’è nessuno.

Come si fa a spiegare il regime dei minimi ad una bambina, e il lavoro da remoto, e scrivere…ma che davvero scrivere è un lavoro? E nella geografia invisibile della fibra ottica, dove si colloca esattamente il lavoro? E allora stavo con due carte soltanto in mano, Greta ne ha scelte una, dice: “Tanto lo so qual è che non devo prendere.” Mi sfida. Pesca il misticat col maglione a fiori. Mi avanza quello con la mascherina rossa, vestito a righe. È l’unico gatto, nel mazzo, che non fa coppia con nessuno. È quello che non deve rimanere in mano.

Yuppie, Greta fa le capriole sul divano.