Palazzo Medici-Riccardi, uno degli edifici simbolo della nostra città, ospita per tutto il mese di marzo una retrospettiva dedicata all’artista cileno Francisco Smythe (Puerto Montt, 17 aprile 1952 – Santiago, 23 novembre 1998), che per molti anni ha vissuto a di Firenze.

Curata da Antonio Arévalo e dalla moglie di Smythe, Paulina Humeres, la mostra è il frutto della collaborazione tra istituzioni cilene e fiorentine a testimonianza del ricco dialogo culturale tra i due paesi. L’arte di Smythe affonda le radici nella sua terra di origine, il Cile, negli anni Settanta, nel periodo a cavallo tra l’Unità Popolare di Salvador Allende e il golpe di Pinochet. Anni difficili per i giovani cileni, impegnati in prima linea contro la tirannia e i soprusi, e Francisco è uno di questi giovani coraggiosi.

La sua arte, fortemente contagiata dalla sua storia, diventa strumento di denuncia al terrore della dittatura. Nel 1979 lascia il suo paese per raggiungere il nostro, portando con sé questo pesante bagaglio di esperienze umane e artistiche e una borsa di studio del governo italiano presso l’Istituto di Storia dell’Arte e Architettura dell’Università di Firenze.

Firenze lo accoglie a braccia aperte e lo stimola al rinnovamento della forma espressiva della sua arte concettuale, arricchendola di colori, luce e nuovi contenuti e lui ricambierà aggiungendo aspetti significativi al panorama artistico fiorentino di quegli anni.

Un universo fantastico domina le sale del piano terra di Palazzo Medici-Riccardi: pennellate colorate su fondo nero, schizzi di colore su tele bianche, dripping, fotografie, cuori in tutte le salse, pagine di giornale imbrattate, montagne innevate, mele e fette di cocomero! Siamo davanti all’opera di un artista a tutto tondo, protagonista di una vita vissuta appieno e intensamente.

INFO
La mostra è visitabile fino al 29 marzo, tutti i giorni (tranne il mercoledì) dalle 09:00 alle 19:00, presso le Sale Fabiani di Palazzo Medici-Riccardi. INGRESSO LIBERO.

 

di Costanza Peruzzi