Ne abbiamo già parlato su queste pagine, ma con la tranvia che si avvicina è bello tornare sui tempi leggendari del bipiano.

Dicesi bipiano un autobus a due piani, che a Firenze era pitturato in verde perché quello era il colore di bandiera dell’Ataf, prodotto da un’azienda del Sud dal nome dannunziano di Aerfer, e inserito su alcune linee particolarmente popolose, tipo il 9 che andava all’Isolotto e il 22 diretto verso Novoli.

Lento e macchinoso, il bipiano concedeva molti anni prima dei famigerati bus rossi turistici l’opportunità di vedere la città dall’alto, tra una scossa e la successiva. Fortemente odoroso di meccanica, olio e grasso, richiedeva una certa abilità nel saper percorrere le anguste scalette al momento giusto di scendere, almeno senza franare rovinosamente al piano inferiore.

Assicurava una romantica esperienza di approssimativa mobilità, una metafora tranviaria della precarietà del vivere. Oggi sarebbe impensabile anche solo a guardarlo.

 

di Riccardo Ventrella