di Jacopo Aiazzi

«Totò ce le hai le sigarette?» domanda un passante affacciandosi ad uno sgabuzzino del sottopasso delle Cure ripulito negli anni da sporcizia e incuria e diventato una sorta di magazzino di documenti, articoli di giornale, disegni, ma soprattutto armoniche e gli immancabili detersivi.

«Certo, ne vuoi una?» la pronta risposta dell’uomo stipato in quello sgabuzzino.

«No Totò, volevo sapere se potevo comprarti un pacchetto».

Salvatore Orlando, in arte Totò Dinamite, musicista di armonica per passione, custode del sottopasso delle Cure per vocazione, dopo più di vent’anni di servizio alla cittadinanza ha deciso di abbandonare il suo presidio.

Incoronato, solo nominalmente, come l’angelo del sottopasso per il suo quotidiano impegno nel tenerlo pulito – quattro volte a settimana  Salvatore si reca sul posto, spolvera le lampade, butta la segatura sulle pozze d’acqua, pulisce i pavimenti con il detersivo, il tutto sempre gratuitamente – e trasformare un luogo di semplice transito in un ambiente incentrato sulle relazioni umane, Totò ha deciso di abbandonare il suo impegno perché «c’è troppa ingratitudine, mi hanno lasciato solo. Non posso rischiare di annegare in questo sottopasso ogni volta che piove».

Firenze, Salvatore ‘Totò’ tuttofare volontario del sottopasso delle Cure costretto dopo 25 anni ad abbandonare, 2018-11-08, ©Giulio Garosi

Salvatore è malinconico, si sente abbandonato così come quel crocevia che ad ogni acquazzone si trasforma in acquario. «Non dico che avrebbero dovuto offrirmi un lavoro in tutti questi anni, ma almeno un “grazie” mi avrebbe fatto piacere, invece qualcuno mi chiama persino clochard», aggiunge mentre è intento a dipingere cartelli stradali agli angoli del sottopasso per consigliare ai tanti ciclisti di rallentare.

Residenti, pedoni, ciclisti e la comunità locale dei writer che nel sottopasso delle Cure ha creato un museo della street art a cielo aperto e in continuo rinnovamento, hanno imparato a conoscerlo ed apprezzare la sua presenza. Tanto che alcuni anni fa gli è stato dedicato un murales col suo ritratto proprio al centro del percorso sotterraneo, oggi deturpato da scritte e diventato così ulteriore elemento di sconforto.

Per conoscerlo meglio e capire l’importanza della sua presenza abbiamo chiesto un ricordo legato a Totò Dinamite a chi ci ha condiviso qualche ora di lavoro.

Ninjaz

«Conosco Totò da quando avevo 12-13 anni e il sottopasso era inguardabile, completamente abbandonato. Siamo amici, ogni volta che vado a dipingere alle Cure mi fa sempre tanti complimenti. Anzi, è il mio miglior manager: è la persona che mi ha trovato più lavori in assoluto, ha il numero di molti writer e ha imparato le regole del nostro mondo, così quando arriva qualche giovane che vuole sperimentare, Totò lo indirizza su un muro privo di altri lavori. Senza di lui il sottopasso non sarà la stessa cosa; la gente forse non se ne rende conto ma quel posto, se svuotato, può incutere timore. Ora invece c’è sempre la sua musica o, al peggio, un suo allegro saluto».

Matteo Bidini, curatore della Street Level Gallery

«Nel dicembre del 2015 sfumò un progetto che stavamo curando con Progeas Family. Avevamo già fatto arrivare i Guerrilla Spam da Torino, oltre ad aver “bloccato” altri 5 o 6 artisti locali per quel fine settimana. Nello sconforto generale decidemmo di andare a fare una jam alle Cure e di non perdere l’occasione di dipingere tutti insieme. Mi ricordo che pioveva e quando arrivammo al sottopasso c’erano varie pozze d’acqua. Subito Totò ci portò un paio di cartoni da stendere in terra per non sporcare e buttò della segatura per asciugare il bagnato. Come piace fare a lui in queste occasioni, tirò fuori delle casse e si mise ad improvvisare un concertino. Spesso mi è capitato di passare delle ore a chiacchierare con Totò, ascoltando le sue storie e vederlo fare flessioni per dimostrarmi che alla sua età era più in forma di me. Talvolta l’ho sentito lamentarsi delle promesse non mantenute e dei detersivi mai arrivati. Ogni volta, quando penso a come vorrei fossero le città mi vengono in mente posti come questo, dove parole di plastica come “decoro” e “sicurezza” non sono arrivate e l’uomo svolge ancora il suo ruolo di protagonista nello spazio pubblico».

 

Marcho

«Un paio di anni fa mi ritrovai con un paio di amici a dipingere dopo cena nel sottopasso delle Cure. Faceva freddissimo e Totò faceva avanti e indietro accatastando pezzi di legno. Ad un certo punto venne verso di noi con alcuni panini con la salsiccia, offrendoceli come ringraziamento per i disegni che stavamo facendo. Per chi vive quel sottopasso non solo come semplice collegamento pedonale, Totò Dinamite è un vero punto di riferimento. Ricordo che una volta mi sgridò perché stavo usando gli spray di pomeriggio e mi disse che c’era un accordo per usarli solo la sera, quando ci sono meno pedoni. Grazie a lui quello spazio è a misura di tutti».