Prendete i guerrieri dei vostri film preferiti e attaccate – in una sequenza continua – le migliori scene che ricordate: l’ultimo round di Rocky e Apollo Creed, il momento in cui Russell Crowe si toglie l’elmo e svela la sua identità a Commodo, Mel Gibson che non cede alle torture e vince il dolore prima di morire, Re Leonida che urla “Questa è Sparta”, Tom Cruise che dà il colpo di grazia al ribelle Samurai e poi, per ultimo, attaccate in fondo la scena di un uomo qualunque, in ciabatte, la mattina del 6 gennaio, con una vestaglia troppo grande e una tazza fumante stretta tra le mani.

Davanti a lui si erge un nemico che non prova sentimenti, che non conosce l’angoscia umana, il dolore, il peso materiale e morale. Questo guerriero è invincibile perché seppur sia estraneo alle passioni umane pare essere capace di riconoscerle, farle proprie e riversarle di nuovo sul nemico. Un essere senza occhi, braccia o voce che sa trasferire sull’uomo le più tremende impressioni.

Dicevamo, c’è quest’uomo in ciabatte, la mattina del 6. È in piedi, la tazza fumante, le luci del giorno, il freddo dei riscaldamenti non ancora accesi e poi il suo sguardo, vacuo, fisso, attaccato sotto a due sopracciglia corrugate. Il viso è immobile, teso come un filo pronto a spezzarsi di lì a poco.

L’uomo continua a guardare davanti a sé. Non parla, non si muove ma di sicuro pensa, pensa a quella cosa che aveva letto da qualche parte che dice “è più facile disfare che fare”… ma chi l’ha detta? Chi l’ha detta questa cazzata?Non riesce a ricordarlo e allora continua a concentrarsi, perché pensare a chi ha avuto torto nel giudicare qualcosa di brutto che ora si sta verificando serve a sfatare il presente che davanti a noi non ha ormai più bisogno di alcun giudizio.

Ma poi eccola là, la donna che si avvicina, anche lei in ciabatte, assonnata, i capelli disfatti, il trucco colato, uno sbadiglio coperto da una mano piccola e bianca, si avvicina, arriva, il mento appoggiato sulla spalla dell’uomo e per finire di nuovo la stessa mano bianca che si unisce all’altra, in un abbraccio al corpo del compagno.

Quindi torniamo indietro: l’ultimo round di Rocky e Apollo Creed, il momento in cui Russell Crowe si toglie l’elmo e svela la sua identità a Commodo, Mel Gibson che non cede alle torture e vince il dolore prima di morire, Re Leonida che urlaQuesta è Sparta”, Tom Cruise che dà il colpo di grazia al ribelle Samurai e poi una donna, una donna con le mani bianche e piccole e una voce sottile che sussurra: “Io tolgo le palline e tu fai il resto?”.