L'avventuroso“L’Avventuroso” nasce a Firenze – 14 ottobre 1934

Non si parla in questa data del compleanno di un signore di scarsa pavidità, o di qualcuno che preferisce un tranquillo weekend nella Libia del sud al posto di un bel bagno al largo di Cesenatico. Il protagonista di questa giornata è un giornale, che compie la bellezza di 85 anni: una pubblicazione voluta da un illuminato signore dal nome Giuseppe Nerbini, ovvero l’uomo che ha portato il topo più famoso, Mickey, del mondo dagli Stati Uniti in Italia. Cosa era “L’Avventuroso”? Semplice: il primo fumetto a strisce di fantascienza del nostro Paese, il primo stampato dove comparivano personaggi disegnati negli U.S.A. del calibro di Mandrake e Flash Gordon. Un’eccellenza che spopolò fra i ragazzi dell’epoca, ma che purtroppo ebbe vita breve.  Nel 1937 qualcuno con la scrivania nel MinCulPop ed un fez in testa arricciò il naso, e nonostante i trascorsi filofascisti del Nerbini, l’anno dopo Flash Gordon fu soppiantato da “I Tre di Macallè”, ambientato durante la guerra in Abissinia. Pace. Anzi no, purtroppo. Guerra, quella che stava per arrivare.

Esordio di Giancarlo Antognoni – 15 ottobre 1972

Giancarlo. Antonio. Unico Dieci. Onora il Padre. Il ragazzo che giocava guardando le stelle. Che si può dire su Giancarlo Antognoni, a Firenze? Nulla o tutto. La questione forse è mistica o meglio è stata resa tale dal percorso di questo ragazzo perugino, che mantiene della sua gioventù proprio l’accento ed il taglio di capelli probabilmente rubato ad Angelo Sotgiu de “I Ricchi e Poveri”. Fatto è che, in cronaca, va ricordato il suo esordio il 15 ottobre 1972, appena maggiorenne in serie A. Vestiva, in quel pomeriggio umido e scontroso, la maglia numero 8. Antonio, davanti al veronese Zigoni, che la sua figura in campo e non solo l’aveva fatta. Zigo era un figo – e non vogliateci la rima – ma quel biondino con il giglio tatuato sul petto fece capire ai presenti che forse si sarebbe parlato di lui per decenni. Mondiali, scudetti mai vinti ma vissuti, compagni di squadra che diventeranno compagni per la vita. Antognoni è Firenze, e Firenze in quel giorno rinasce a Verona. Amen.

Nasce Vasco Pratolini – 19 Ottobre 1913

Utilizzando la toponomastica e giocandoci sopra, scopriamo che fra Aleardo Aleardi ed il Petrarca c’è un nome, che ha reso Firenze sfondo e protagonista di opere fondamentali del secolo scorso. Quel signore, a cui hanno intitolato appunto un viale, rispondeva al nome di Vasco Pratolini. È forse noioso e ridondante parlare delle sue opere: risulta senza dubbio più divertente (e siamo quasi convinti che anche lui sarebbe felice), pensare cosa avrebbe scritto se fosse vissuto in questo nuovo millennio, proprio nella nostra città. Metello forse si chiamerebbe Leone o Yuri, e probabilmente sarebbe un precario alle prese con le agenzie interinali e le assemblee di partito nelle Case del Popolo; le “Cronache dei poveri amanti” sarebbero ambientate con tutta probabilità sulla Via Pistoiese, mentre “Le ragazze di San Frediano” molto probabilmente sarebbero trasportate nel Multiplex di Novoli. Ovviamente scherziamo, e facciamo gli auguri di compleanno al grande Pratolini, che sicuramente starà spengendo le 106 candeline in compagnia dei grandi autori del ‘900.

Muore Carlo Collodi – 26 ottobre 1890

Pinocchio, anzi “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”. Che c’è da dire oltre? Fra Mangiafuochi, pezzi di legno che si animano, orecchie e nasi in stile clinica di chirurgia estetica, Gatti, Volpi, Grilli, Carabinieri, Fate Turchine, Melampi e Geppetti, direi che abbiamo fatto quasi indigestione. Quasi, perché Pinocchio è come Paperino o Dylan Dog, non basta mai. Carlo Lorenzini, nato e morto a Firenze oramai più di un secolo fa, con Pinocchio l’aveva effettivamente fatta grossa, talmente grossa da riuscire a farsi copiare maldestramente il soggetto da Tolstoj, o giusto per dire, riuscire a scrivere il libro più tradotto al mondo, dopo quello che parla del biondino francese per i bimbi intelligenti. Ricordiamo Carlo Collodi, e dedichiamo queste righe ad un fiorentino che ha lasciato “al palo” Verne e Andersen. Firenze nel mondo, “babbo” che vince su “papà”, “panino al burro” avanti a “croissant”. Dopo il Sommo Poeta, Carlo Lorenzini stacca tutti e va a vincere.


La piccola alluvione di Firenze – 30 ottobre 1992

Paolo Hendel la sera del 30 ottobre 1992 è con Sergio Staino sul palco del Teatro Puccini. D’un tratto la luce viene a mancare. Pronta la battuta del protagonista “La luce è andata via perché c’è l’alluvione”. Sorrisi, risatine, silenzio. Passa mezz’ora, tutto al buio ancora, fino all’arrivo della sicurezza che, anticipata da Hendel, annuncia: “il Mugnone ha rotto gli argini, mantenete la calma e raggiungete le uscite”. Romito allagato, Piazza Puccini e Parco delle Cascine sotto l’acqua, senza contare i danni del Terzolle in zona Novoli. Una manna per i meccanici, i carrozzieri ed i concessionari di auto che hanno visto mezza Firenze alla presa coi garage alluvionati. Non si paragona tutto questo al 1966, ci mancherebbe, ma anche la periferia ha avuto la sua piccola e privata mini alluvione, che in tanti ancora ricordano, condendo questa rimembranza con colorite espressioni in volgo fiorentino, decorate da riferimenti animaleschi nei confronti dei protagonisti delle Sacre Scritture.