di Virginia Landi e Riccardo Morandi

Brevetto del blue jeans LEVI’S – 20 maggio 1873 

Derrière di tutto il mondo udite udite e sedetevi comodi. Nel 1853 Löb Strauß, un immigrato tedesco di origine ebraica, fonda in California la Levi Strauss & Co. insieme al cognato David Stern. Il giovane  Löb Strauß, conosciuto oggi come Levi Strauss, aveva lasciato la Germania e raggiunto i fratelli negli Stati Uniti solo poco tempo prima. Nonostante il pantalone abbia fatto girare la testa sin dal principio, prima di disegnare curve e forme del corpo, i nostri cari Levi’s furono un capo pensato per manovali e minatori. Un capo rivoluzionario, un tessuto unico, prodotto solo tra Francia e Italia ma con qualche fragilità. Fragilità che Jacob Davis, sarto di origini lettoni, riuscì a risolvere con dei giunti di metallo. Non disponendo dei 68 dollari necessari a brevettare l’idea, Davis contattò subito Strauss. Era il 20 maggio del 1873 quando Levi Strauss e Jacob Davis sono in società e brevettano con il N.139.121 il moderno blu jeans in denim, doppia cucitura sulle tasche e l’immancabile etichetta di cuoio sul retro. 

Chanel N. 5 – 5 maggio 1921

Se potessi intervistare Marilyn Monroe oggi le farei personalmente questa domanda: “Marilyn, che cosa indossi per andare a dormire?”, solamente per sentir pronunciare le celebri parole: “Solo due gocce di Chanel N.5”. Ebbene, il 5 maggio non è solo il titolo di una famosa poesia di Alessandro Manzoni ma anche il giorno del debutto di uno dei profumi più conosciuti al mondo. Quale? Ovviamente la quinta essenza, Chanel N.5. “Presenterò il prodotto il cinque maggio, il quinto mese dell’anno. Lasciamo quindi che sia il numero cinque a portarci fortuna”. Queste sono le parole con cui, quasi un secolo fa, esordì Coco Chanel, pseudonimo della nota stilista francese Gabrielle Bonheur Chanel. Il 5 maggio 1921 nasceva così un nuovo ideale di profumo, messo a punto con Ernest Beaux, figlio del profumiere dello Zar Nicola II, la cui fragranza ricorda quella del sapone sulle mani, lo stesso che aveva la pelle della madre di Coco Chanel, lavandaia della Provenza, lo stesso con cui una donna può essere semplicemente seducente

L’uomo inventa la Coca Cola –  8 Maggio 1886 

Ad Atlanta in maggio la temperatura è come quella di Roma. In un radioso sabato mattina un farmacista dal nome John Pemberton stava tentando e ritentando la strada per convertire il suo preparato, detto “Vino Francese di Pemeberton” a qualcosa che continuasse a somigliare all’originale, ma non contenesse alcool. La guerra di secessione era finita da diversi anni, ma coloro che vi avevano partecipato, ed erano rimasti vivi, diciamo che non se la passassero molto bene con le dipendenze da morfina (vedi lo stesso Pemberton che se la produceva in casa) o da alcolici. L’idea era modificare quindi un preparato a base di foglie di coca e vino: il simpatico farmacista ci riuscì, usando estratto di bacche di cola (delle pallette marroni a caso).
Il risultato era un po’ diverso da quello che possiamo bere oggi, anche solo perché non gasato. Ma poco significa: quella scritta bianco e rossa esisteva, e avrebbe segnato l’avvenire delle cose liquide che l’Homo Sapiens Sapiens si sarebbe dilettato nell’assumere. #cocacoladipiù

Prima trasmissione in codice Morse della storia – 28 Maggio 1944 

“What hath God wrought”, ovvero “Qual è l’opera che Dio compie” sono le prime parole che il genere umano si è scambiato senza mezzi visibili agli occhi: niente carta, niente luce, niente di niente. Solo impulsi elettrici. Tralasciando la sorpresa degli operatori che ricevevano a Washington la frase, tralasciando la risposta (che non è citata negli annali storici), spendiamo due parole sull’uomo del codice, mr. Morse. Samuel Morse non era un inventore nato, anzi: era uno che le aveva provate un po’ tutte, e non è che avesse avuto fino ad allora una gran fortuna. Prima fu pittore, ma dopo aver dipinto non si sa con quanta maestria un ritratto al marchese La Fayette, non ebbe una vita artistica molto rigogliosa. Proprio durante la preparazione del dipinto seppe con due missive che la moglie era morta, ma che, visti i tempi di consegna della posta, non era riuscita a vederla in vita. Lo scopo dei suoi giorni fu allora quello che in questo giorno lo vide, finalmente, trionfante. #ebbravosamuel

Nasce il videogioco “Pac Man” – 10 maggio 1980

C’è un pizza sul tavolo, senza una fetta. O meglio senza un quarto. È il gennaio del 1979, Toru Iwatani è un giovane 24enne che da poco ha festeggiato il compleanno. Lavora alla Namco, a Tokyo: non è per niente male, pensa, progettare i videogiochi, ovvero quelle cose strane animate che avrebbero tenuto, secondo alcuni, milioni di persone incollate davanti a uno schermo.
Toru vede la pizza. C’è un pezzo di mozzarella molto grande, sembra un occhio. La gira, la rigira, e vede nella fetta mancante una bocca. Tornato a casa inizia a immaginare: immagina e lavora per 14 mesi, fino a quel 10 maggio 1980, quando la Namco presenta, insieme a Toru, PAC MAN, ovvero il gioco dei giochi.
Il resto è storia: da quel momento in 7 anni vengono installate nel mondo circa 300.000 consolle, record tutt’ora imbattuto assieme a quello del “gioco col più alto tentativo di imitazione”.
Per la cronaca, il nostro amico Toru si è  un po’ stufato dei giochi, adesso preferisce insegnare alla Tokyo Polytechnic University. Cosa vuoi dire a questo signore?