di Tommaso Ciuffoletti

Possono dire che non sai cantare ed effettivamente non sai cantare. Possono dire che non sai ballare ed effettivamente non sai ballare. Possono dire che non sei bello, non conosci le parole, non sai come ci si muove su un palco, non hai la dizione, non hai magari nemmeno il talento. Possono anche dire che sei matto. Ma poi tu inizi a cantare e la gente è felice, batte le mani, ti segue, ti vuole bene e tu vuoi bene a loro. E allora vuol dire che tutti sono più liberi grazie a te. Quindi tu, forse, sei uno sciamano.

Pippo Bosé è stato l’anima più spontaneamente fuori linea della Firenze anni ’80. E Firenze negli anni ’80 era bellissima. Rivoli di quel gran dada che fu il ’77 bolognese s’impastavano con discoteche, new wave, afghano nero e il giorno in cui Pippo Bosé fu baciato da Miguel Bosé. 

Era il 5 gennaio 1982 al Rolling Stones di Milano. E Pippo già allora cantava “Super Super Man, don’t you understand we love you”. Cantava per strada, in curva Fiesole mentre se lo passavano sopra la testa, al Tenax facendo stage diving, alle feste più assurde, nelle radio. Era un mito, per dirla come si diceva. E lo è ancora, quando appare sempre uguale in qualche video che viene pubblicato sui social. È solo che Firenze è cambiata, ma questo potrebbe farci cadere nei luoghi comuni.

Per cui se siete giovani e non c’avete capito niente, beati voi. Andate su Internet, che allora non c’era, e cercate Pippo Bosé. Conoscerete un pezzo di storia di questa città.