Chiunque abbia un orecchio sensibile alle novità musicali che arrivano da ogni parte del mondo si sarà accorto che l’attuale scena è dominata dall’elettronica, intesa non come un ritorno agli anni ’80, ma come continua sperimentazione tecnologica oltre che sonora. 

Percussioni elettroniche e suoni Midi sono diventati il pane quotidiano di musica in cui immergersi e perdersi ma anche di quella che ci fa ballare. Padroneggiare i relativi software diventa un requisito fondamentale, a meno di non fare una scelta davvero nostalgica. 

Una band nostrana molto interessante da questo punto di vista sono gli O:odal (ascoltalo qui: https://www.youtube.com/watch?v=N9loEwm7Eaw). Quartetto di recente formazione composto da Gaia (voce), Antonio (chitarra), Fabio (basso e synth) e Edoardo (elettronica), li abbiamo ascoltati quest’inverno sui palchi di importanti rassegne nazionali come il Rock Contest e European Social Sound 4U

“La nostra musica ha una radice britannica, new wave”, mi racconta Antonio, “passa attraverso i Verdena di WOW (passione condivisa da Fabio e Gaia) e giunge a orizzonti elettronici, territorio di Edoardo: “l’innovazione passa soprattutto dal sound design, anche in termini di missaggio”.

L’idea si ritrova nelle loro basi avvolgenti e ritmicamente efficaci allo stesso tempo, merito anche del basso di Fabio, che proviene da studi di chitarra ma che apprezza il fatto di poter essere “molto comunicativi con poco”. Gaia cura l’aspetto testuale e tiene particolarmente all’idea di esprimersi in italiano e farlo in maniera indiretta, in questo distanziandosi dalla scena indie più legata alla quotidianità e alla sua esaltazione. 

In questo lavoro la supporta Antonio, responsabile anche di raffinati e squillanti arpeggi che arricchiscono il tutto in maniera elegante. 

Il lockdown ha significato un assiduo e frenetico scambio di tracce per arrangiare i pezzi che sperano di fare uscire presto. “Con il produttore Andrea Ciacchini stiamo lavorando – anche duramente! – sui pezzi già esistenti e ne stiamo scrivendo di nuovi”. In cantiere c’è un disco. Anzi, due!

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