Movimento di Lotta per la Casa, forse, a voi è un nome che dice poco. Magari scrivessi quello di Lorenzo Bargellini, Mao, storico leader del gruppo, scomparso tre anni fa, forse vi suonerebbe di più. 

Dite di no? Beh, eppure su Instagram vedo che vi piace un sacco fotografare i claim disegnati sui muri del centro di Firenze, frasi come “Non è un airbnb”, “Tu vo fa’ l’americano”, eh… beh, quelle parole hanno dietro una lunga storia, delle facce, giorni e giorni di occupazioni, di lotta agli sfratti, di presidi in piazze assolate.

Marzia Mecocci, attuale portavoce del Movimento, li ricorda tutti, mentre una mattina parliamo al telefono entrambi fastidiati da improvvisi cali di voce: “Siamo in un momento delicatissimo”, dice lei,“perché se da una parte si riesce a tirare un sospiro di sollievo, fra blocco degli sfratti e decreto rilancio, misure legate all’emergenza sanitaria in corso, le questioni più spinose restano sul tavolo, anzi forse vengono messe sotto al tappeto, come la famosa storia della polvere. Sai no? Ma quando ci decideremo ad affrontare il nodo dell’edilizia residenziale pubblica, ripensando l’enorme patrimonio in mano all’Amministrazione per metterlo a disposizione di chi una casa non ce l’ha? Quando si smetterà di pensare che la questione abitativa è appannaggio dei soli cittadini stranieri e si valuterà, invece, che l’accesso alla residenza è una questione trasversale? Centinaia di persone, italianissime, che a causa dell’art. 5 della legge 80/2013, restano invisibili, senza traccia.

Il mancato riconoscimento di un posto in cui abitare nega, come si immagina, enormi diritti e tutele, impattando fatalmente sul percorso di vita di ogni individuo. La crisi sanitaria che ci ha colpiti impone continuamente riflessioni sulla tenuta di un certo modello di sfruttamento delle risorse, in primis quelle edilizie. “E allora oggi più che mai”, conclude Mecocci, il bisogno è uno solo: la casa.