Entrare in un teatro di questi tempi fa sempre un certo effetto, se poi lo fai per seguire le prove di George Gershwin Solo, lo spettacolo che da ventiquattro anni (con oltre tremila repliche) il pianista, attore, produttore canadese ma fiorentino d’adozione Hershey Felder, porta nei più importanti teatri del mondo, l’emozione va decisamente fuori scala. 

Lo spettacolo andrà in scena in streaming il 13 settembre alle due di notte e rimarrà disponibile fino al 20 settembre con sottotitoli in italiano. I proventi di questo spettacolo andranno a sostegno della Pergola e dei tantissimi teatri americani e canadesi che hanno aderito a questa iniziativa di beneficenza. 

foto: Marco Badiani/The Florentine

Hershey è elegantissimo, circondato da truccatrice, regista, fotografo ma riesce a ritagliarsi un momento per parlare con noi. Ci accompagna nel camerino che fu di Eleonora D’Use ed Edward Gordon Craig e comincia a raccontarci il suo George Gershwin: un ebreo americano bianco che portò il jazz e il blues, la musica degli emarginati del sud, nei teatri d’America, mettendosi contro l’intera comunità bianca che lo accusava di essere un “crafty jew”, un ebreo furbo che sporcava il buon nome della musica americana con la musica dei neri. 

Un compositore dall’infinito talento che morì di tumore al cervello a trentotto anni convinto di aver fallito la sua missione di dare dignità alla musica che amava. Felder ci spiega anche come nasce questo suo amore per Firenze raccontandoci come da piccolo in vacanza venne irrimediabilmente trafitto dalla vista dal Piazzale Michelangelo e quando, proseguendo gli studi di pianoforte, scoprì che proprio a Firenze lavorò e morì Bartolomeo Cristofori inventore del fortepiano, antesignano del suo amato pianoforte. 

foto: Marco Badiani/The Florentine

“Ho sempre percepito Firenze come casa mia e la pandemia, nonostante i disastri che ha provocato, mi ha permesso di poterci stare più a lungo. È la città più bella del mondo”. 

Il Coronavirus ha messo infatti in ginocchio il teatro, ed è con questa iniziativa benefica che H.Felder vuole dare una mano chiamando a raccolta il suo sterminato pubblico di fedelissimi e non, interpretando il suo Gershwin in prima persona, da solo, camminando, parlando e suonando tra le sedie vuote di un teatro che prima o poi tornerà a riempirsi come una volta.

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