di Alessandro Lodovini

Se l’artista è colui che rompe qualcosa per costruire dell’altro, la frattura di Francesco Bianconi, ex frontman dei Baustelle e cantautore italiano alla sua prima esperienza da solista con “Forever”, è un tentativo di ricucire i frammenti indisposti di mente e realtà.

Storie inventate è il nome del nuovo format di 8 clip video ideato da Bianconi in collaborazione con la rivista Rolling Stone (per vederli tutti: https://www.rollingstone.it/tag/storie-inventate/): otto racconti narrati da un ospite speciale – tra i nomi ricordiamo l’illustratrice Olimpia Zagnoli, la candidata al Premio Strega Marta Barone e la youtuber Sofia Viscardi – con l’accompagnamento di pianoforte e voce del cantautore toscano. Una trasmissione di tv privata, intima, per immagini e suono, che manda in onda performance di canzoni e “interferenze parlate” di esseri umani diversi fra loro per sesso, estrazione culturale, professione.

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credits: Rolling Stone

Le sue storie comparano la televisione degli anni passati con la cultura musicale degli anni correnti, i retaggi e gli spunti d’interesse nelle dinamiche d’intrattenimento culturale, attraverso cui l’autore riesce a trattare temi quali maschilismo, femminicidio e Alzheimer, per dirne alcuni. Ma il soggetto della narrazione restano comunque le storie inventate: riflessi e ricostruzioni personali di racconti passati, di riflessioni presenti e di ambienti che si posizionano in bilico tra la realtà e la fantasia.

Di Valerio Millefoglie, lo scrittore e musicista narratore della prima delle sue storie, Bianconi dice: “Anche se non ricordo come e quando ci siamo incontrati la prima volta, sono sicuro di conoscerlo da un bel po’. Ho letto i suoi libri e sono stato più di una volta a vedere sue performance milanesi;[…] Sono particolarmente contento di come abbiamo trattato queste Storie inventate da altri, di come ci hanno fatto sentire vivi, oltre che estremamente orgoglioso di essere riuscito a radunare ospiti che hanno aggiunto le loro storie inventate a quelle musicali che ho abbinato a loro. Invenzioni altrui per invenzioni altrui, sì: eppure in fondo, inesorabilmente noi”.

Bianconi indaga la dimensione dell’inesplorato, o dell’esplorato solo in parte, e ne ricostruisce un racconto che si formalizza nella costruzione di vicende che non sono realmente avvenute, ma che non per questo, nella sua coscienza, o in quella dei vari narratori, non hanno avuto un tempo e un luogo ben definito. Quello che ne esce è un flusso di coscienza, che fa dell’esplorazione dell’intimità un riflesso della realtà circostante. In quale luogo, se non nella capacità di raccogliere le istanze del presente e reinventare la propria capacità creativa e comunicativa, si cristallizza l’essenza stessa dell’artista?