foto di Antonio Viscido

Non è certo una figura che suscita immediata simpatia quella del critico cinematografico. Probabilmente perché la si associa a una entità un po’ snob e intellettuale, a qualcuno arroccato su posizioni irremovibili. Qualcuno che in sostanza rifiuta il cinema come disimpegno per farne tediosa materia di studio.

Al giorno d’oggi è anche difficile identificare con precisione chi faccia una vera critica cinematografica. Ovvero chi, con l’esperienza del cinema e la conoscenza della realtà, riesca a formulare un’analisi edificante di una pellicola che vada al di là dell’esigenza di promuovere e compiacere o, peggio ancora, dalla tentazione di autocelebrarsi, ma che suggerisca allo spettatore una chiave di lettura.

La prima volta che ho parlato con Claudio Carabba, critico, giornalista, saggista e animatore di tantissime delle manifestazioni culturali che hanno visto la promozione del cinema a Firenze, non abbiamo discusso di Bergman, Antonioni o Welles ma del Trono di Spade.

Non lo conoscevo bene e mi colpì come una persona tanto autorevole, un cinefilo accanito, studioso e già selezionatore alla Mostra del Cinema di Venezia, fosse appassionato di quella che era la serie tv del momento. Ma ripeto, non lo conoscevo e non era da molto che mi occupavo della parte divulgativa della critica cinematografica.

Probabilmente sembrerà esagerato, ma a quel tempo sentivo una grande apprensione nel provare a riconsegnare una mia interpretazione di un film, che potesse essere di qualche interesse e, con grande rammarico, ero in crisi con l’essere a mia volta spettatrice. In parole povere avevo perso il gusto di guardare qualcosa solo per divertirmi e quella conversazione, mentre accompagnavo il Maestro a casa, fu una lezione sulla curiosità e l’entusiasmo, i presupposti basilari per chi scrive di qualsiasi materia. Anche di questo gli sono debitrice.

Claudio Carabba, purtroppo, da qualche mese non è più con noi. Nell’anno in cui il cinema come esperienza di visione collettiva in sala è stato messo in crisi come mai prima d’ora, se ne è andato il suo più grande sostenitore in città. Questa strana coincidenza rende senza dubbio l’assenza del Maestro ancora più amara ma al tempo stesso deve motivarci a lavorare a questa benedetta ripresa con ancora più serietà e impegno.

«Claudio amava molto il cinema d’autore ma era uno strenuo difensore anche dei prodotti più commerciali e popolari. Era un anticonformista e sosteneva che il cinema andava amato tutto. Questa tendenza a voler riabilitare alcuni film ritenuti dalla critica ufficiale non degni di considerazione si è affermata molto a partire dagli anni ’90, ma per Claudio era una convinzione radicata da almeno 20 anni. Conosceva e amava tutte le forme di intrattenimento. Lo specchio della sua passione negli ultimi anni è stato il suo lavoro nella programmazione della rassegna Segnalati dalla critica al Cinema Alfieri» così Marco Luceri, coordinatore del gruppo toscano del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani ricorda Carabba. «Il Premio Fiesole, le rassegne, gli eventi che appena possibile potremo cominciare a organizzare renderanno omaggio all’impegno di Claudio Carabba e saranno legati al suo nome e alla sua memoria».