Il direttore Cardinali “la satira è rivoluzione”

Chi di noi non si è – almeno una volta – fermato davanti a un chiosco facendosi una risata su quei titoloni in civetta? Chi non riconosce a prima vista quella tricromia di bianco nero e giallo in copertina? Ma anche i punti di riferimento, spesso, vacillano. La differenza allora la fa – oltre ai numeri – la qualità. Erano i primi di novembre quando Mario Cardinali, dalla famigerata rivista di cui è direttore, lanciava un appello: “Salvate Il Vernacoliere, servono 5000 abbonamenti in più”.

La Storia

Eh sì, perché la crisi si è fatta sentire da tutti e la carta stampata (qui ne sappiamo qualcosa) lotta ormai per la pura sopravvivenza.  Dopo un mese, ci siamo fatti vivi anche noi per una chiacchierata sul perché e il per come.

Alla direzione dal 1982, Cardinali è un energico ottantenne (ipse dixit) che utilizza il giornale un po’ come uno scudo contro la mediocrità e la facile risata. L’ironia tipicamente labronica che lo contraddistingue è in realtà politica nel senso più verace del termine: “fare satira non significa distrarsi dalle faccende di attualità, è anzi spesso l’unica arma che il popolo, per come lo intendo io, ha di opporsi al Potere e alle leggi che produce, la satira è quasi una forma di rivoluzione!”.

E pur avendo oltre 275.000 “seguaci” (come li definisce) su Facebook intende precisare che tra scrivere post sarcastici e far uscire un giornale di satira c’è una bella differenza: “la gente ormai consuma battute come qualsiasi altra cosa, su Facebook se ne vedono sempre di più, ma questo non significa fare satira, perché quelle battute non seguono nessuna logica e sono innocue: dietro ogni nostra vignetta c’è un approfondimento, una critica all’ingiustizia e agli abusi di chi ci governa. Il registro linguistico sboccato che usiamo è in realtà quello con cui le persone più semplici possono comprendere e razionalizzare i problemi complessi che vivono ogni giorno. Siamo un presidio contro la perdita di razionalità che sta dilagando, soprattutto sui social.

E per manifestare questa indipendenza e questa libertà di critica la scelta editoriale è stata sempre quella di non ospitare pubblicità né inserzioni a pagamento di altro tipo, affidandosi alla vendita di copie (oltre 60.000) e alla sottoscrizioni di abbonamenti.

L’appello

“L’appello è stato lanciato perché ormai le edicole vengono sempre più disertate, ecco allora che ho chiesto ai tanti che si professano nostri sostenitori di frugarsi le tasche e di darci un aiuto concreto”.

“E l’appello sta funzionando?” chiedo. “Molto più di ogni più rosea aspettativa, siamo già a oltre 3.000 nuovi abbonamenti (dicembre 2020, ndr) e alcuni ci hanno anche fatto donazioni spontanee importanti”. Molti sono i supporter d’eccezione, dal’ex calciatore e bandiera del Livorno Alino Diamanti, al giornalista di Radio 1 Giorgio Zanchini, che lo ha persino ospitato durante la trasmissione Radio Anch’ìo, lo stesso giorno in cui l’appello fu lanciato.

Ma ci sono anche professori universitari, editorialisti, scrittori di fama e molte altre teste pensanti, a riprova del fatto che Il Vernacoliere sia tutt’altro che una burla.

A questo punto mi viene l’ultima domanda da fare: Il Vernacoliere rimarrà su carta nei prossimi tempi?”. “Certo, il nostro spazio è questo, aperto a tutte le menti libere, scrittori e disegnatori, che continueranno a esprimersi liberamente schierandosi, dico io, dalla parte sinistra, quella cioè che sta con i più deboli, a loro parleremo con il nostro linguaggio da toscanacci, non il politichese e nemmeno con la comicità mordi e fuggi”.

Evidentemente, almeno in questa direzione, una luce in fondo al tunnel si comincia a vedere.