Tra l’accademia Bocelli e la famiglia Benetton, non sono mancati negli anni nomi illustri e altrettanto illustri proposte per cercare di rilanciare l’ex convento di Sant’Orsola, dopo decenni di totale abbandono. La struttura, grande quanto mezzo quartiere, grigia, con le finestre murate e fino a poco tempo fa ricoperta da finte banconote (unico elemento di vitalità), è conosciuta come il “buco nero” a due passi dal mercato di San Lorenzo, nel cuore della città. 

Con la recente concessione approvata dal consiglio della Città Metropolitana della durata di 50 anni, affidata al gruppo immobiliare francese Artea, le cose a breve potrebbero cambiare. Il gruppo lo scorso anno aveva infatti partecipato al bando pubblico con la proposta di riqualificazione con funzioni prevalentemente scolastiche e di formazione, una ludoteca e un museo, atelier d’artisti, area eventi e negozi vari, con una previsione di “restituzione alla città” prevista per il 2024. 

Altra questione: di pochi giorni fa, invece, la notizia della donazione di un progetto di restyling che, oltre a risolvere la diatriba, a tratti imbarazzante, tra nuovo stadio e recupero del Franchi, prevede una copertura totale dell’impianto e campo da gioco rialzato per consentire la realizzazione di spazi commerciali sottostanti, aumentando la capienza di circa 10 mila posti. Ciliegina sulla torta, il progetto non costerebbe niente, in quanto donato a Palazzo Vecchio dall’architetto Guido Bonatti e la scuola design dell’UniFi. 

Ultima, ma non per importanza: la Giunta Comunale ha dato anche il via alla valutazione ambientale strategica del piano di recupero dell’ex caserma Gonzaga Lupi di Toscana, al confine con Scandicci, per realizzare un quartiere votato alla socialità, al verde e alla mobilità sostenibile. Insomma, tante grandi opere per la città del futuro ma le piccole questioni legate a grandi temi si stanno forse dimenticando. Proprio una porzione della caserma Gonzaga nel 2017 era entrata nel dibattito pubblico per la realizzazione di un luogo di culto adatto alla comunità islamica locale, ma la proposta ha fatto la stessa fine delle precedenti (Villa Basilewsky nello stesso anno e alcuni terreni donati dalla diocesi a Sesto Fiorentino nel 2019). 

Già, ma che fine ha fatto la moschea?