Neroseppia, uscito il 5 febbraio su tutte le piattaforme digitali, è il singolo che anticipa il ritorno di Chiara White e del suo nuovo album in uscita nel 2021 per Suburban Sky Record.

White – già vincitrice del premio Zonta per la miglior canzone d’autrice, di Glocal Sound-Giovane Musica d’autore in circuito 2018, semifinalista al Premio De Andrè e ad AreaSanremo 2018, finalista al Proscenium Festival 2019 e infine finalista anche della prossima edizione del Premio Bianca D’Aponte proprio con Neroseppia – si serve di questa nuova canzone per fornire agli ascoltatori uno spiraglio all’interno del suo nuovo album: una sequenza di «mostrini» – come la stessa Chiara White rinomina i suoi pezzi – derivanti proprio dalla trasformazione e dalla trasfigurazione in musica di veri e propri mostri dell’immaginario collettivo.

Partendo appunto da Neroseppia, la figura che viene interpellata è il Kraken, la piovra gigante che nel folklore popolare rappresenta la violenza della natura: il mostro marino, infatti, riposa sul fondo del mare ma, se viene disturbato dagli umani, porta distruzione in superficie.

L’idea di White è stata quella di accostare il Kraken alla depressione: «svuotati dalle emozioni, dai particolari delle cose ci si lascia scivolare altrove, dove c’è solo buio, senza più confini, e l’animo sprofonda senza alcuna apparente ancora di salvezza».

Chiara White
Foto: Carlotta Nucci – Bodypainter: Laura Giusti make up artist – Grafiche: vieri

Ma una volta andati giù, negli abissi abitati dal Kraken, ci si offre una via di fuga: «proprio nel momento in cui l’inchiostro nero, terrificante, del Kraken è diventato quello più familiare e fertile di una penna, che traccia su un foglio di carta bianca i tratti del mostro, lo descrive, per come è. Non lo rifiuta, ma lo accetta. Non fugge, ma resta. Perché, come il Kraken, la depressione, non è di per sé cattiva: è un sintomo, che ci avverte che qualcosa non va, o la semplice consapevolezza profonda della condizione umana nel mondo. Per “sconfiggerlo”, bisogna capirlo, comprenderlo… abbracciarlo».

Alla realizzazione del brano, registrato al Plastic Sun Studio di Firenze, hanno partecipato Elia Rinaldi (tastiere, basso synth e drum machine) e Alessandro Alajmo (chitarra elettrica). Il videoclip è stato prodotto da Ultraviolet e girato al Superstudio di Firenze.