Firenze NoCost che scrive di moda per Lungarno? Sì, la realtà surclassa la fantasia. Partendo da un capo di abbigliamento la guida (anti)turistica più pazza che ci sia ci racconta il passato e il presente di grandi uomini e lucenti donne che Firenze l’hanno resa unica e senza tempo. Perché lo (bello) stile è tutto. www.nocost.guide

IERI

Oggi vi parliamo di un altro personaggio storico fiorentino. Storico nel senso che ha fatto la Storia, nonostante non sia mai storicamente esistito. Non c’avete capito ‘na sega? Eppure la sega – chiaramente ci riferiamo a quella del Bricofer o dell’Obi o di una qualunque ferramenta del centro – è alla base di questa storia, visto che il personaggio di oggi è nato proprio grazie a un falegname, tale Geppetto, e a un ciocco di legno. Esattamente: parliamo di Pinocchio, il burattino più famoso e tradotto al mondo (con le sue 80 milioni di copie vendute) che viene proprio da Firenze e, in particolare, da Sesto Fiorentino. Quelli di Sesto erano infatti i luoghi i personaggi reali da cui Collodi trasse ispirazione e in cui lo stesso abitava ai tempi della stesura del capolavoro. Lo scrittore fiorentino soggiornava infatti presso la Villa “Il Bel Riposo” e qui gli venne in mente la nota “fatina dai capelli turchini”, ispirata da Giovanna Ragionieri, figlia di un giardiniere. Furono invece probabilmente i’ Didda e i’ Nappa, due artigiani di Castello, ad ispirare i personaggi di Geppetto e di Mastro Ciliegia. E poi c’è la scuola di Pinocchio in via della stazione (oggi via Giulio Bechi), e andando verso Peretola troviamo invece piazza Garibaldi – all’epoca unica piazza del luogo – dove si poteva assistere al teatro dei burattini del violento Mangiafoco. E il Paese dei Balocchi? Altro non era che lo stesso Sesto Fiorentino! Dove si teneva, allora come oggi, una fiera con giostre, bancarelle, dolciumi e tutto il resto. Insomma, a 140 anni dalla primissima edizione, godiamocelo ‘sto Pinocchio fiorentin… anzi: sestese!

di Marco Tangocci e Davide Di Fabrizio

OGGI

Tempo di Covid e vi parliamo di burattini e, ovviamente, di mascherine. Ma non di quelle che probabilmente avete ora indosso – a coprire diligentemente naso e bocca, bensì di quelle che si indossano solo una volta l’anno e che coprono l’altra parte del viso. Sì perché basta levare quel diminutivo “-ina” e subito la maschera ci porta lontano da qui, in un clima giocoso e carnevalesco. La maschera… ciò che nasconde e ci permette di diventare qualcun altro, di fare cose impensabili: facezie e amenità, frizzi e lazzi. La città in cui più si diffuse questo modo di festeggiare fu ovviamente Venezia, ma anche la nostra Firenze già si carnevalizzava in epoca medicea, nel Cinquecento. Maschere e travestimenti venivano utilizzati appena c’era occasione di far festa, e sempre in equilibrio tra sacro e profano. Ma la tradizione e il tema della maschera non poteva che approdare nella modernità: Pirandello ne ha fatto l’emblema della sua poetica, emblema dell’individuo che è (ness)uno e molteplice, emblema del gioco sociale che è tutta una festa, ma solo il tempo di un giro di valzer.  E quindi le maschere oggi? Siete stufi delle mascher-ine? Proviamo a dimenticarci di questo periodo ed andiamo a cercare qualche divertente mascher-a, in attesa che il mondo rifiorisca di balli e di feste. Anche a Firenze infatti si possono trovare maschere da quelle più artigianali a quelle più moderne:


ALICE’S MASKS STUDIO 
in via Faenza 72r, a Firenze

NICLA MAKE-UP ARTIST CENTER in via Nazionale 67, a Firenze

DESIN in via Donizzetti 55, a Scandicci 

ALVISE GIUSTINIAN in corso dei Tintori 19r, a Firenze

di Teresa Vitartali