di Aura Fico

Dal 7 maggio 2021 è in mostra al Museo degli Innocenti, il progetto fotografico disConnessi, un’indagine su come i ragazzi percepiscono amicizie, sogni e fragilità in una realtà mediata dallo schermo dello smartphone.  

La mostra collettiva è allestita nel Salone Borghini del Museo degli Innocenti ed è il risultato di un progetto ideato da Arabella Natalini“i progetti realizzati dai sei fotografi ci invitano a considerare le molteplici possibilità espressive ed emotive dell’uso delle nuove tecnologie e, nel loro insieme restituiscono un caleidoscopio di immagini che connettono una miriade di storie intersoggettive, linguaggi espressivi singolari, inedite risonanze del presente e del nostro prossimo futuro”.

Sono esposte le immagini realizzate da 5 giovani fotografiMichelle Davis, Sara Esposito, Giacomo Infantino, Alisa Martynova e Anita Scianò, selezionati per partecipare a uno workshop internazionale affiancati da Raimond Wouda in collaborazione con Martino Marangoni

Wouda, Like Dislike

Ma per saperne di più sul progetto, abbiamo deciso di fare qualche domanda direttamente agli artisti in mostra:

Come descrivereste l’esperienza di workshop con Raimond Wouda?

Michelle Davis: “Lavorare con Raimond è stato energizzante, scombussolante, esasperante e stimolante. Lo ritengo un fotografo visionario che nei suoi lavori riesce a far emergere un pensiero profondo, critico ed estremamente contemporaneo. Essendo solo all’inizio del mio percorso di ricerca artistica – sono iscritta al secondo anno del corso triennale in fotografia presso la Fondazione Studio Marangoni, promotore insieme al Museo degli Innocenti di questo workshop – mi sono sentita estremamente privilegiata a lavorare con un gruppo di fotografi così pieni di talento e di poter crescere grazie ai loro consigli e al loro supporto”.   

Il progetto di Wouda è stato finalizzato per l’esposizione, partendo da fotografie scattate negli ultimi anni in varie scuole d’Europa, il cuore della mostra sono le relazioni tra i giovani e le nuove tecnologie che si sono rivelate fondamentali soprattutto in questo periodo storico. 

Qual è la vostra visione di questo rapporto? 

Giacomo Infantino: “da quando è iniziata la pandemia e i vari lockdown abbiamo tutti, per ovvie ragioni, iniziato autilizzare le tecnologie, più di quanto già non facessimo. Il suo risultato è stato duale. Da una parte abbiamo potuto continuare a lavorare, a vederci, sentirci e ciò è stato un bene di cui non avremmo mai potuto farne a meno. Tuttavia, questo ha innescato seri e gravi effetti patologici di depressione e ansia legati alla mancanza di socialità, solitudine ed eccessivo uso dei dispositivi digitali”.  

Anita Scianò: “i ragazzi e le ragazze di oggi indubbiamente hanno un rapporto simbiotico con gli smartphone, ma facendo ricerca e interviste per questo progetto ho capito che alcuni di loro sono perfettamente in grado di capirne i pregi, le comodità e anche le insidie”.  

Informazioni e prenotazioni:

+39 055 2037122 dal lunedì al venerdì in orario 9.00-13.00 
[email protected] 
www.museodeglinnocenti.it