di Asia Neri

Dal 4 giugno al 4 settembre 2022, sarà possibile visitare Il risveglio della Natura, la nuova mostra lucchese dedicata a Pablo Atchugarry, artista uruguaiano di fama internazionale con base a Lecco. L’organizzazione dell’esposizione ha visto la partecipazione di numerosi enti del territorio: Fondazione Banca del Monte di Lucca, Fondazione Lucca Sviluppo, l’Associazione Start – Open your eyes e il Comune di Lucca “hanno aderito a questo sforzo collettivo, rendendosi fondamentali nella realizzazione di un evento così complesso”, dichiara il curatore GianGuido Grassi. La mostra gode inoltre del patrocinio del Consiglio Regionale della Toscana, di Confindustria Toscana Nord e CNA di Lucca.

Un circuito espositivo inedito

Il risveglio della Natura raccoglie 45 opere scultoree all’interno di un circuito espositivo inedito. L’allestimento si intesse infatti con la trama del tessuto urbano lucchese, dando vita a una mostra capillare e diffusa che interessa più luoghi della città. Tra Piazza San Martino, l’Agorà, Piazza San Michele, Porta San Pietro e le antiche mura si snoda un percorso di installazioni monumentali che, nella loro tensione verso il cielo, invitano i fruitori a un momento di ricongiungimento con gli elementi primordiali della natura. Ed ecco il risveglio, non soltanto del legame fra luce e materia, piuttosto degli antichi interrogativi dedicati alla forza atavica della vita e al suo mistero. Il Palazzo delle Esposizioni e la Chiesa dei Servi si configurano invece come duplice spot indoor: il primo ospita alcune opere in bronzo e numerose sculture in marmo, dal bianco di Carrara, al nero del Belgio, al rosa del Portogallo; la seconda invece raccoglie le installazioni lignee, ricavate da radici di alberi secolari “la cui vita era già cessata”, tende a precisare Pablo Atchugarry evidenziando l’operazione di restituzione alla natura dei suoi organismi viventi all’interno di una nuova composizione, questa volta di inclinazione artistica.

Il rapporto paterno con le proprie sculture

La mostra intercetta dunque due principali canali di dialogo, quello già menzionato con la spontaneità del vivere urbano e quello con la materia. Materia in quanto sigillo di una preghiera, interlocutore spirituale, richiamo a una visione panteista della realtà. Secondo Pablo Atchugarry, “i marmi sono i figli della montagna e appartengono al mondo” e questa relazione influenza profondamente la sua ricerca. “Così sono le mie sculture che hanno le gambe e, come un padre, le vedo partire e acquisire una vita propria. A volte penso che tutte queste mie opere verticali, queste punte, altro non siano che invocazioni, un interrogarsi, un andare a vedere le stelle: percepire l’energia dell’Universo, ritrovare gli elementi primordiali per compiere il viaggio fra materia e luce”, racconta. Le opere di Pablo Atchugarry sono corpi astratti che riconducono ai segreti del marmo, con i quali l’artista dialoga in modo intimo e familiare. L’ascolto della materia e delle sue voci ha contribuito a conferire dinamicità e movimento alle sue opere, le cui punte verticali ricostruiscono una ritmicità sempre nuova.

Pablo Atchugarry

Il lavoro con il materiale ligneo invece intercetta il riferimento simbolico a un Giardino degli Olivi, suggestione che contribuisce a stratificare i livelli di lettura della ricerca dello scultore uruguaiano. L’ulivo rievoca la mitica disputa tra Poseidone e Atena per il dominio sull’Attica: il primo dona alla città un cavallo, animale possente in battaglia; la seconda regala una pianta dai frutti preziosi. Atena ne esce vincitrice e, insieme lei, il legame con la terra: la comunione, il vivere pacifico, la simbiosi tra natura e abitante si costituiscono come elementi caratterizzanti dell’immaginario di Pablo Atchugarry.

Pillole biografiche

Pablo Atchugarry nasce a Montevideo nel 1954. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, l’artista inizia a sperimentare la pratica scultorea su marmo, dando vita alla sua prima scultura monumentale in marmo di Carrara. Nel 1982 si trasferisce a Lecco, consolidando il suo rapporto di favore con l’Italia, consacrato nel 2003 con l’esposizione di Sognando la pace alla cinquantesima edizione della Biennale di Venezia. “Il tema della pace è molto caro a Pablo Atchugarry che ha conosciuto situazioni diverse da quelle europee, “come la dittatura” intende precisare il curatore GianGuido Grassi, riferendosi al colpo di stato militare che nel 1973 ha segnato la storia uruguaiana fino al ristabilimento della democrazia nel 1984. Passato e presente si compenetrano, con un deciso rimando all’attuale situazione conflittuale tra Russia e Ucraina. L’artista dialoga con i suoi due territori di origine e di adozione, continuando la sua ricerca nella penisola italiana senza dimenticare il legame con l’Uruguay. Nel 2007, nasce infatti la Fundación Pablo Atchugarry e il parco internazionale di sculture monumentali che continua a seguire attivamente.

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Pablo Atchugarry e la Toscana

Il suo rapporto privilegiato con la regione Toscana, che ne ha accolto la ricerca materica tra le province di Carrara e Lucca, tocca anche il capoluogo fiorentino. Pablo Atchugarry arriva a Firenze nel 2015 con Incontro, l’opera commissionata e donata da Roberto Casamonti al Comune di Bagno a Ripoli e installata presso la rotatoria di Quarto, in via di Rosano. In merito a tale installazione, chiediamo all’artista di raccontarci qualcosa di più. “L’opera è nata specificatamente per quel luogo, ho visitato la piazza e ho realizzato una scultura in acciaio che desse il benvenuto a coloro entravano alle porte della città. C’è un grande rapporto di amicizia con Roberto Casamonti e nutro un profondo legame affettivo con Firenze, con la sua eredità artistica”, racconta il maestro Atchugarry.

Pablo Atchugarry

La mostra

Il risveglio della Natura sarà visitabile fino al 4 settembre 2022, le opere in esterno invece rimarranno fruibili fino al 30 settembre. È prevista inoltre la pubblicazione di un catalogo dedicato all’approfondimento del rapporto tra Lucca e Pablo Atchugarry che, in più occasioni, ha manifestato la soddisfazione e l’interesse nel regalare qualcosa alla città.