di Leonardo Cianfanelli

LUMEN è uno spazio che l’APS “Icche Ci Vah Ci Vole” ha ottenuto in concessione tramite affido diretto dal Comune di Firenze in cambio della manutenzione ordinaria e straordinaria dello stabile e dell’area verde di pertinenza. Un esempio che ci auguriamo possa diventare un precedente importante, alimentato dall’inarrestabile entusiasmo di un gruppo di persone che con tenacia lo sta rendendo prezioso. Tra queste c’è anche Alessandro Bezzi, segretario dell’APS, che ha risposto alle nostre domande.

Raccontaci in breve com’è nata l’idea di LUMEN

LUMEN nasce dall’esperienza dell’APS Icche Ci Vah Ci Vole, impegnata da 10 anni nell’organizzazione di eventi come il festival Copula Mundi. L’esperienza nell’autocostruzione, nell’allestimento di spazi temporanei e nell’utilizzo di materiali di recupero si è rivelata decisiva anche nell’allestimento di uno spazio che dovrà necessariamente reinventarsi continuamente nei prossimi anni, proponendosi come un polo culturale permanente ma non statico. Tanto più LUMEN saprà contaminarsi, cambiare e diventare qualcosa di nuovo, tanto più sarà facile mantenere quei valori di inclusività e apertura che per noi sono costituenti.

Quanto è difficile per un’associazione come la vostra portare avanti questo progetto?

È un casino! Il progetto è estremamente complesso da un punto di vista economico, culturale e associativo. Vi faccio due esempi: il volontariato è una risorsa fondamentale per noi, ma può “drogare” la sostenibilità economica del progetto; le responsabilità economiche e penali che i singoli devono prendersi rischiano di minare l’orizzontalità che vorremmo. Dobbiamo essere flessibili nelle pratiche e inflessibili nei valori: la trasparenza verso i soci, il riconoscimento (simbolico ed economico) del lavoro delle persone, il primato della vocazione culturale sono decisivi. Più andiamo avanti, più ci accorgiamo che le varie questioni devono essere affrontate in maniera congiunta; la sfida è complessa, ma da un punto di vista umano è incredibilmente stimolante.

Parlaci un po’ delle attività che proponete…

La programmazione artistica, curata da Cristina Setti, è molto fitta e prevede concerti, performance teatrali ed esibizioni live di vario tipo: per farti un esempio, a fine giugno abbiamo ospitato la Queer Week organizzata da The Shade Firenze e Arcigay. Nei giorni di apertura abbiamo organizzato Lumen Talks, una serie di dibattiti in cui abbiamo parlato di governance, accesso al credito e normative con varie realtà del Terzo Settore: un’occasione per confrontarci, offrire e ricevere consulenze gratuite sui temi più delicati per il mondo dell’associazionismo. Un altro settore su cui siamo molto impegnati sono i laboratori: dalla falegnameria alla scrittura creativa, passando per un corso di beatmaking per bambini davvero eccezionale. Accompagnati da due sound designer, i più piccoli hanno campionato i suoni dello spazio e li hanno mixati, creando la loro versione musicale di LUMEN. L’ultimo (poi smetto!) argomento che mi piace menzionare sono i giochi in legno che montiamo la sera: un’occasione per vivere lo spazio come qualcosa di più di un luogo di consumo. Come ricorda spesso Antonio, il Presidente di Icche Ci Vah Ci Vole, “il Gioco è una forma espressiva che dovremmo recuperare per essere più felici e reimparare a stare con gli altri in maniera genuina.”

Cosa è per te (voi) LUMEN?

È una domanda che ci siamo fatti nel corso di un’assemblea ad aprile. La cosa stupefacente è che ci furono trenta risposte diverse, e probabilmente tutti noi abbiamo cambiato idea negli ultimi tre mesi. LUMEN è uno spazio che responsabilizza e accoglie; lo dico anche perché da soli non riusciremo a portarlo avanti; abbiamo bisogno di nuove persone, nuove idee, nuove critiche a quello che stiamo facendo. Vorrei che a Lumen esistesse tutto ciò che io non riesco ancora a immaginare.

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